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Con il precedente “A Crimson Grail” Chatham aveva finalmente dato sfogo a tutta la sua arte: quattrocento (400) chitarre elettriche suonate all’unisono, il ‘drone’ più gigantesco della storia inteso a celebrare i padri del minimalismo e della musica ‘eterna’. D’altronde l’idea geniale di Rhys è sempre stata questa: spostare dalla tastiera alla chitarra le strutture additivo – reiterative che La Monte Young e gli altri suoi maestri avevano utilizzato per le loro ascesi mistiche. Dopo tale colosso, questo nuovo disco appare un po’ magrolino. Si può dire quasi un’opera normale, sospesa fra rock, noise e free jazz. La mano del Maestro americano si avverte comunque, e i suoi nuovi collaboratori, tutti conosciuti durante la tappa a Berna del tour del 2008, sono bravissimi ad assecondarlo. Ma rispetto a quello a cui ci ha abituato, “The Bern Project” suona come un episodio minore della sua discografia. Interessante, ma non indispensabile.