Neurosis Honor Found In Decay

Neurosis Honor Found In Decay

L’unico difetto del decimo album in studio dei Neurosis è che si tratta, appunto, del decimo album di una band dalla carriera quasi trentennale. Ovvio che qualsiasi fattore sorpresa sia ormai andato a farsi benedire e la musica contenuta in “Honor Found In Decay” non possa, per forza di cose, rivelarsi influente per un bel nulla. La formazione californiana ha già realizzato una caterva tale di capolavori, a partire da “Souls At Zero” (1992, il disco della svolta dall’hardcore punk delle prime prove ad un mondo nuovo ed ancora inesplorato), che risulta difficile gridare al miracolo per l’ennesimo LP pressoché perfetto: ad oggi, l’unico mezzo passo falso commesso dai Nostri è stato “The Eye Of Every Storm” del 2004. Ragioni meramente cronologiche a parte, però, sarebbe ingiusto non riconoscere l’assoluta grandezza di quest’opera, magniloquente Moloch sonico che, grazie anche alla produzione di Steve Albini, dispensa brividi di piacere come già fecero pietre miliari del calibro di “Through Silver In Blood” (1996) e “A Sun That Never Sets” (2001).

Proprio a questi due album si richiama “Honor Found In Decay”. Da un lato l’aggressione delle chitarre e la squassante pesantezza sludge – doom si ricollegano a brani epocali come “Enclosure In Flames” e “Locust Star“, dall’altro certi sfondi più rarefatti, al crocevia tra folk apocalittico e musica ambient, richiamano le atmosfere allucinate del sole che non tramonta mai. Arduo descrivere le sette nuove composizioni di Scott Kelly, Steve Von Till, Dave Edwardson, Noah Landis e Jason Roeder. C’è la rabbia di “All We Rage In Gold“, che si appoggia su manipolazioni elettroniche e riff post rock appesantiti a dismisura per slanciarsi elegante in appena 6 minuti; ci sono i 10 minuti sulfurei di “At The Well“, distesa di truce metal post – sabbathiano reso ancor più velenoso da squarci etnici suonati dagli ultimi superstiti di un mondo post atomico; c’è l’organo settantiano di Landis che arricchisce il gioco fra vuoti e pieni custodito nella psichedelia straniante di “My Heart For Deliverance“. E ancora: la liturgia panteista di “Bleeding The Pigs” seviziata dall’industrial, la stasi acustica con cui inizia “Casting Of The Ages” affogata mano a mano in una sorta di psycho – sludge metal mefitico, le reboanti esplosioni acide di “All Is Found…In Time” e “Raise The Dawn” sono gli ennesimi tasselli di uno stile che ha fatto scuola, ma del quale nessuno ha saputo riproporne la foga profetica e visionaria con la stessa efficacia.

Quello che i Neurosis hanno perso in freschezza primigenia, l’hanno però guadagnato in maturità di scrittura, tanto che “Honor Found In Decay” potrebbe quasi dirsi una raccolta di virtuosismi sotto forma di canzoni, senza che tale raffinatezza di tratto si tramuti, tuttavia, in un suono sterile e calligrafico. Al contrario, i vertici emotivi si mantengono ancora altissimi.

Stefano Masnaghetti

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