Aprire con un brano come “Devour” seguito da un mid tempo quale “Sound Of Madness” , con annessa megahit da classifiche “Second Chance” non può lasciare indifferente anche il recensore più prevenuto. Attendevo il terzo Shinedown, specialmente in un momento come l’attuale in cui negli States sembra tornato in auge il rock tosto, melodico e perché no bello ruffiano. Non parliamo però di Aor e affini, qua è tutta un’ondata post-grunge, post-numetal (se me la passate) che imperversa oramai da tempo e che, effettivamente, non ci dispiace per nulla.
In ogni modo il cd in questione non è il capolavoro che vi cambierà la vita (quello è stato “Blackbird”), visto che a un inizio imperioso (le prime cinque fanno paura!), non segue un tenore di pezzi tale da far gridare al miracolo, ma è un gran bel disco con delle canzoni coinvolgenti. Certo ci sono i momenti à la Nickelback e quelli più aggressivi (“What A Shame” e “Cry For Help” per dirne due, o ancora “Breaking Inside” che è quasi da plagio di Kroeger e soci), ci sono purtroppo anche dei filler (“If You Only Knew”) ma nel complesso “The Sound Of Madness” vi sorprenderà. Brent Smith marchia il platter con le sue corde vocali fornendo una prova clamorosa su un lavoro che, in definitiva, si colloca di diritto tra le uscite dell’anno.