I Foxygen sono due ragazzini di L.A., due facce da schiaffi di quelle che ti viene voglia di dargliene tante, ma tante. E’ proprio una sensazione a pelle, inevitabile. Ti viene facile quando ti ritrovi una band indie che prende i Rolling Stones periodo Brian Jones, ci butta dentro un po’ di Velvet Underground e spara fuori un disco che nel 2013 suona (apposta) gracchiante come nel 1963. Il latte alle ginocchia ti viene anche a leggere certi testi da liceale supponente, convinto che le sue storie d’amore siano tragedie intorno a cui ruota l’universo (Ti mando questa foto di me nella macchina nuova/ma odio dirti che mi manchi perché non hai più bisogno di me/educatamente mi dici che ti manco ma entrambi sappiamo che non ci credi più).
Però, c’è un però. I due, in fondo, sanno il fatto loro. I due, in fondo, non scimmiottano semplicemente: hanno assimilato bene. E quindi il prodotto, pur essendo ‘vintage moderno’, suona di vita propria, ha un suo guizzo. I gridolini alla Mick Jagger nascono da pura ammirazione, questi ci credono veramente, e quindi “No Destruction” funziona alla grande e il ritornello ti si stampa in testa. Ci hanno messo gusto per gli arrangiamenti beatlesiani di “In The Darkness”, così come i cambi di tempo e di mood in “On Blue Mountain”. Il cantante si scopre pure sguaiato come Iggy Pop nell’infuocato surf rock della title track. Sono giovanissimi e ancora grezzi, ma hanno del potenziale.
Marco Brambilla
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