12 marzo 2008
Andre Matos non ha certo bisogno di presentazioni, è semplicemente uno dei più dotati screamer che il metal abbia partorito negli ultimi 20 anni. Prima con i seminali Angra, successivamente con gli Shaaman ed ora in veste solista ha sempre cercato di rinnovarsi senza, tuttavia perdere le proprie origini. In occasione dell’uscita dello splendido “Time To Be Free”, noi di Outune abbiamo avuto la possibilità di porre alcune domande alle quali Andre ha risposto con la sua proverbiale cortesia e simpatia.
Ciao Andre! “Time To Be Free” è semplicemente un titolo o qualcosa di più profondo?
No, non si tratta di un semplice titolo, tutt’altro. “Time To Be Free” è un concept in parlo di libertà nel senso più ampio del termine poiché mi rendo conto che rimane sempre uno dei valori e dei principi che meno troviamo nel mondo. Una fetta troppo ampia del mondo non è libero, ma anche in società più “progredite” la libertà è solo di facciata. Inoltre, se ci pensi, siamo anche schiavi della tecnologia, stiamo perdendo il lato umano e di conseguenza il contatto con il pianeta. Parto dal livello più ampio per arrivare poi alla mia situazione, logicamente di altre proporzioni, ma comunque rilevante. Volevo essere libero di muovermi come più preferivo e, anche se le separazioni non sono mai indolore, dovevo recuperare del tempo per fare ciò che volevo. Libero di creare qualcosa di nuovo, innovativo senza però perdere il mio passato.
Il tuo nuovo bellissimo album ha lasciato di stucco tutti: i tuoi fans degli Angra e più in generale ancora chi aspettava un successore di “Holy Land” e “Fireworks”. Quanto è accomunabile il nuovo lavoro con questi due titoli di tanti anni fa?
E’ difficile trovare punti di contatto con album pubblicati a tanti anni di distanza. A livello di produzione, per esempio, questo è un album molto moderno. Roy Z ha fatto un lavoro incredibile ed è famoso nel mondo proprio per il suo modo di approcciarsi alla musica. Probabilmente quegli album suonerebbero molto meglio ora, con una produzione diversa e per questo è difficile fare paragoni. Di certo è rimasta intatta la voglia e la passione che metto nel registrare un album, nonché la voglia di scoprire sempre nuovi lati della mia voce e della musica in generale.
Proprio a proposito della produzione, come è nata l’idea del doppio produttore?
La scelta di Sascha è stata quasi naturale, lo conosco da una vita, è un grande uomo ed un produttore fantastico con il quale ho lavorato sempre benissimo. Il problema è nato poiché Sascha per tutto il primo periodo era occupato e avrebbe potuto seguire solo la parte conclusiva del lavoro. Casualmente avevo appena incontrato Roy promettendoci che prima o poi avremmo fatto qualcosa insieme e quindi l’ho contattato immediatamente. Sì è detto onorato di poter lavorare con me ed il suo operato è stato ineccepibile. Come da accordi, Sascha ha curato la parte finale del tutto. Sono orgoglioso di aver potuto lavorare con due produttori del genere, sono due persone fantastiche e due chitarristi di grande livello. Ho trovato molte cose in comune tra i due.
Cosa ne pensi dell’omologazione della musica? Anche in un genere in cui tu e gli Angra avevate rappresentato originalità sin dagli esordi, ormai escono dischi fotocopia da troppo tempo. Qual è il tuo parere a riguardo?
Sono assolutamente d’accordo con te, non esce più nulla di davvero originale da tantissimo tempo. Le band tendono a ripetere per sempre il disco che li ha resi celebri o che comunque gli ha dato un minimo di notorietà, perdendo di vista ciò per cui dovremmo fare questo lavoro. Quello che non capiscono è che i fans non sono stupidi e dopo un certo lasso di tempo si stancano di tutto questo ed abbandonano i gruppi. A quanti è successo? Credo molti gruppi siano spariti proprio per questo motivo. Ho sempre fatto dell’originalità un punto cardine della mia produzione, se no preferisco non uscire nemmeno con un nuovo prodotto. Poi ho sbagliato anch’io, ma mai nel cercare di ripetermi. Il metal, come d’altra parte il rock, esiste da decenni e, se l’originalità vensse considerata una sorta di principio, credo potrebbe durare in eterno. Altrimenti si arriverebbe inevitalbimente al capolinea.
Qual è la situazione della scena Heavy in Brasile, da sempre terra fertile in questo campo?
Storicamente la mia terra ha un rapporto particolare con le sonorità dell’Heavy Metal, sia a livello di amore del pubblico per le band (basti pensare agli Iron Maiden), sia per quanto riguarda la musica suonata. Purtroppo ora come ora delle due sopravvive solo la prima. Se infatti l’amore per le band è sempre incondizionato, non si può essere altettanto ottimisti per quanto riguarda la qualità delle uscite discografiche. Anche qui, come nel resto della scena, i dischi fotocopia sono all’ordine del giorno, anche se due o tre gruppi underground che mi piacciono ci sono.
A quando una reunion degli Angra? Come sono i rapporti con Kiko e gli altri?
Ora come ora non credo ciò possa avvenire. I rapporti col tempo sono cambiati, gli angoli si smussano e cambiano i punti di vista. Ora come ora, però, voglio dedicarmi esclusivamente alla carriera solista.
L’intervista volge al termine a malincuore, mentre parliamo della bruttezza delle nostre città natali, Milano e San Paolo, e con la promessa di rivederci in estate in tour con il progetto Avantasia. Andre mi con fida anche di voler suonare in un po’ di nostre città con la speranza di poter passare del tempo a visitare le nostre meravigliose terre.
L.G.