23 luglio 2008
Come si è svolto il processo di scrittura dei pezzi e di registrazione questa volta? Hai qualcosa in particolare da raccontarci in proposito?
La genesi di “The Illusion Of Progress” è stata all’incirca la stessa di sempre, ci siamo ritrovati tutti insieme, io avevo delle idee e Aaron delle altre, abbiamo discusso su cosa ci sarebbe piaciuto suonare, che novità stilistiche inserire e da lì abbiamo continuato come facciamo ogni volta.
Una cosa diversa riguarda invece la modalità di registrazione: abbiamo inciso le parti di batteria a casa di Aaron invece di uno studio vero e proprio; io ho poi registrato le tracce di chitarra in un posto vicino a casa mia. Stavolta quindi è stato più comodo fare il tutto, almeno per me.
Quanto tempo ci è voluto per registrare “The Illusion Of Progress”?
Più o meno da novembre a inizio maggio, quindi 6-7 mesi; parecchio tempo verrebbe da dire, ma quando ci siamo incontrati per la prima volta in autunno non avevamo uno straccio di nuova canzone. Lavorando alacremente dopo appena due settimane ne avevamo già una buona dozzina da sgrezzare e per il periodo di Natale le parti di batteria e basso erano quasi pronte, mentre le tracce vocali e le chitarre sono state arrangiate nei 5 mesi successivi.
Cosa hai da dire a quelli che “criticavano” i vostri testi bollandoli come troppo oscuri? Esempio calzante è “Break The Cycle”, in cui abbondano liriche riguardo problemi familiari….
Io credo che col passare del tempo i nostri album siano arrivati a contenere brani sempre più ottimistici. So che abbiamo la fama di essere un gruppo che scrive cose deprimenti ma cerchiamo sempre di uscire da questo circolo vizioso. Con questo nuovo LP abbiamo una buona possibilità di far ricredere molti fans: se lo sentiranno per bene cambieranno sicuramente l’opinione che si erano fatti fino ad ora.
Come consideri l’inizio della vostra carriera in termini di sonorità?E’ definitivamente morto il sound di “Tormented” o di “Dysfunction”?
La mia risposta per queste cose è sempre: “Chi lo sa?”. Può essere, oppure no, tutto può accadere. Non sai mai come un album verrà fuori quando inizi a scriverlo, è qualcosa che cresce e si evolve continuamente con te e con tutti coloro che danno il proprio contributo alla stesura. “Dysfunction” , così come “Tormented”, è uscito molti anni fa in circostanze e modalità diverse da quelle che ci hanno portato a incidere “The Illusion Of Progress”, ma non per questo escludo a priori che i suoi sound più aggressivi non possano tornare sotto forma di influenze in un futuro album.
Cosa pensi al fatto di essere uno dei pochi gruppi della scena alt metal sopravvissuti all’iniziale ondata?
Non è facile al giorno d’oggi esplodere e durare come band, restare sulla cresta dell’onda così come avere una solida fanbase. Credo che parte della “colpa” la si possa attribuire al fenomeno di internet, ma non pensare alla solita crociata anti-p2p, qui il mio punto di vista è diverso. Ci sono moltissime band che passano mesi e mesi in studio per creare un buon album; da questo album esce un singolo che viene prontamente messo su Itunes o altri programmi più o meno legali e da lì scaricato. La gente che sente il singolo però non è detto che sia poi interessata ad approfondire l’ascolto e che quindi compri l’intero album. E il problema è proprio questo: un gruppo si riduce a una semplice canzone, l’intero processo di realizzazione di un cd e di tutto quello che sta dietro a una band viene sminuito e ricondotto a una sola hit quando invece il lavoro, la passione e l’impegno sono ben maggiori.
Ora che il nuovo album è terminato avrete di sicuro un tour in programma. Che località toccherete? Verrete anche in Italia?
Sfortunatamente per i nostri fans italiani il nostro tour principale è abbastanza ridotto: andremo infatti a settembre in Germania, Uk ed Irlanda con i Nickelback; in realtà è una specie di “scusa” per suonare insieme ai nostri nuovi labelmates, siamo molto eccitati all’idea di stare on the road con loro: sarà un ottima occasione per conoscerci meglio e scambiarci i nostri spettatori.
I fans italiani in ogni caso non devono preoccuparsi: abbiamo in programma un tour molto più esteso il prossimo anno, quindi almeno una data in Italia ci sarà.
Nicolò Barovier