Massimo Priviero festeggia 25 anni di carriera con l’album “Ali di libertà“, che sarà presentato nel corso dei concerti previsti il 6 dicembre al Teatro Ambra di Albenga –SV– (via Archivolto del Teatro, 1 – ore 21.00 – prezzo biglietto 15,00€), il 7 dicembre al Teatro Sociale di Bergamo (Via B. Colleoni, 4 – ore 21.00), il 20 dicembre al Sacco&Vanzetti Club di Concordia Sagittaria (Venezia) e il 17 gennaio al Teatro Duse di Besozzo (Varese). Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’influente musicista: In cosa differisce Ali di Libertà dai tuoi lavori precedenti?
Credo ci sia un filo rosso che unisce tutti i miei album. Allo stesso modo, ALI è l’album più autobiografico che ho inciso. Credo anche che sia molto condiviso da chi mi segue. Il mio modo di fare musica è anche un modo di stare al mondo. Se poi ci vuoi trovare maggiori elementi acustici e folk rispetto a lavori passati, magari in questo aspetto tende a specificarsi un po’. Ma il viaggio rimane quello iniziato ormai 25 anni fa.
Quali sono state le tempistiche di realizzazione dell’album? Dal songwriting fino alla registrazione e all’ultimo mastering?
Una trentina di canzoni scritte in un anno e testate in arrangiamenti e mood. Di queste, scelte una decina e registrate in un paio di mesi.
Quanto è cambiato il tuo modo di comporre e di fare musica in questi anni? Quanto giudichi attuale, molti anni dopo, il tuo manifesto artistico ed esistenziale “Nessuna resa mai”del 1990?
La risposta alla necessità di non arrendersi e di difendere quello in cui crediamo sta proprio nei tempi che viviamo. Suono ancora quella canzone e non potrei farne a meno, per altro. È anche il modo in cui molta mia gente si saluta ed è allo stesso modo un modo per comunicare forza esistenziale. È in questo concetto l’essenza più importante di quello che faccio e che scrivo.
25 anni di carriera sono un traguardo non indifferente: riusciresti a guardarti indietro, a individuare e a dirci qual è stato il momento più alto e quello più basso della tua avventura come musicista?
Credo di essere sempre stato un uomo, prima che un musicista, libero e vero. È il mio solo vero orgoglio. Ovvio che ho fatto cose giuste e cose sbagliate. E ho avuto momenti alti e bassi che però non coincidono con quel che chiamiamo maggiore o minore successo. L’onda emotiva di un concerto è sempre un momento alto, un’intervista a un dj idiota di una radiolina commerciale è sempre un momento basso. Questi sono, ad esempio, i miei parametri rispetto alla tua domanda.
Come ti rapporti con le nuove tecnologie come lo streaming e il crowdfunding? Pensi che possano essere mezzi per cambiare e rialzare un mercato discografico oramai allo stremo delle forze?
Non saprei dirti. La musica è prima di ogni altra cosa un live. Il mercato discografico ha fatto una corsa verso il basso fino a sfracellarsi, ma non credo sia un problema di modi di comunicazione, quanto di modo di fruizione della musica. Vissuta come oggi è solo sottofondo distratto e sostituibile. Indipendentemente dalla fonte di provenienza e di ascolto.
Crediti foto: Ferdinando Bassi, Cristina Arrigoni.