Il Festival di Sanremo 2014 si avvicina rapidamente. Sul web impazzano scoop, anticipazioni, previsioni e pronostici, oltre alla gara a colpi di SEO per posizionarsi il più alto possibile nelle serp copiandosi l’un con l’altro. Lo facciamo pure noi per carità, ma potendoci giocare l’asso nella manica che ogni anno da un paio d’anni almeno a questa parte ci consente di godercela ancora meglio questa storica kermesse. Intro finita, vai Denai. (J.C.)
E così, anche quest’anno, me ne vado al Festivàl. Prima di tutto, voglio raccontarvi una storia e provare a modo mio a difendere una kermesse che a me piace da pazzi.
Mio padre mi raccontava ogni anno una storia molto divertente: c’è questo suo caro amico musicista, di quelli che ascoltano solo il jazz, compongono nella loro stanzetta buia col gatto che si struscia sulle loro gambe e crede fermamente che i talent show siano il più grande problema della società moderna – perché per arrivare dove vuoi arrivare, in questo caso al massimo al blue note ché gli altri locali sono trooooooppo mainstream e poco adatti, devi farti la gavetta quella degli scantinati e delle porte in faccia -.
Durante il Festival di Sanremo, da anni, questa persona organizza ogni anno e per ogni serata la seguente festa casalinga: altri musicisti accorrono, coprono con la carta trasparente la televisione e i mobili tutti intorno, e passanola serata a lanciare uova, frutta e verdura, imprecazioni e altro contro la tv.
Vi giuro che è tutto vero.
Non sarebbe stato più semplice non guardarlo e basta? Certo che sì, ma poi di cosa avrebbero parlato nei giorni seguenti al bar?
E allora perché lo facevano? Perché Sanremo è il male, Sanremo porta alla luce quella musica che loro vorrebbero rimanesse sepolta per sempre e che anzi, nemmeno considerano musica, Sanremo è troppo italiano, un po’ come Shakespeare, come direbbe qualcuno.
Cosa ci ha insegnato questa storia? Che il festival di Sanremo è uno degli eventi più odiati in Italia.
Ma secondo me vi sbagliate.
Il festival di Sanremo è una fiera trash di paese alla quale però siamo tutti invitati. È così che bisogna prenderlo: come un carrozzone divertente sul quale salire con leggerezza, bisogna guardarlo per poi parlarne (probabilmente male) con gli amici, se non lo guardate siete più out di quelli che non guardano Modern Family.
Se non ci siete mai stati, d’altra parte, non potete capire perché lo amo così tanto.
Visto che mi mandano a Sanremo, mi hanno giustamente chiesto: “Denai, scrivi cosa ti aspetti da questo Festival?”
Ed ecco la risposta, questo è quello che mi aspetto di vedere:
– Noemi che si presenta con una canzone che inizialmente odierò e che poi invece ascolterò ogni minuto delle mie giornate piangendo a dirotto, pensando che l’amore fa schifo e la vita fa schifo e che le donne dai capelli rossi, anche finti, hanno una marcia in più;
– Arisa, che avrà cambiato look per la sedicesima volta in pochi anni, anche se io spero che sia rimasta uguale a due anni fa, che anche lei mi ricorda che sarò zitella per sempre perché gli uomini sono tutti stronzi, insomma il suo prima la lascia e poi scrive per lei canzoni strappalacrime come “la notte”, aho ma che me state a pijà in giro?;
– Raphael Gualazzi arriva sul palco con i Bloody Beetroots con il suo solito portamento ciondolante da panda, io mi alzo in piedi sulla sedia della sala stampa perché punto tutto su di loro, e se non andrà come dico io allora il giorno dopo mi presenteró in quella stessa sala stampa vestita da coniglietta di Play Boy;
– Frankie Hi-Nrg, che lo scorso anno era a poche sedie da me e mi ha regalato una manciata di adesivi e si è rivelato così tanto simpatico, arriverà con una “quelli che ben pensano 2.0” e ci ricorderà che, nel suo genere, è il capo e lo è da anni. Però spero anche che si cambi quel maglione viola che lo scorso anno ha portato per una settimana di fila.
– Cristiano de Andrè, Riccardo Sinigallia e i Perturbazione restano quelli che sono, senza la paura di non essere capiti, perché tanto non li capiranno, come succede sempre agli “outsider” ogni anno;
– Francesco Sarcina si fa una risata, ché questa aria da dannato non va di più moda da quando pure Johnny Depp ha fatto dei sorrisi in pubblico;
– Ron decide di lasciare la musica e lo annuncia pubblicamente cantando a Fabio Fazio “vorrei incontrarti tra cent’anni”;
– Renzo Rubino ci ho messo un’oretta buona a capire chi fosse e che cosa cavolo ci sta a fare nei big, invece, ancora non l’ho capito;
– Giuliano Palma e Antonella Ruggiero ci ricordano che la classe non è acqua, ammesso che il primo eviti di portarsi sul palco qualche rapper ingestibile cantando di sigarette e playstation, e la seconda non si metta addosso il solito tendone del circo Togni;
– FRANCESCO RENGA VINCI PER ME;
– Fazio si è riguardato tutte le serate dello scorso anno e ha capito che deve darsi una svegliata, che deve tappare i tempi morti in un modo diverso dal chiamare la Littizzetto e farle dire “minchia Walter Iolanda” a caso;
– Casa Sanremo torna a essere quella dei primi anni, quella pre crisi, quella con l’alcool gratis a fiumi e la pasta e la cioccolata calda a tutte le ore, e mi aspetto che torni a esserci qualcosa da mangiare di diverso dai salamini Beretta perché per una vegetariana non sono proprio molto adatti;
– Giletti la smette di andare in giro come fosse David Letterman e io la smetto di voler mandarlo a quel Paese ogni volta che mi passa di fianco;
– nei giovani trionfa The Niro, visto che tutti gli altri che mi piacevano non hanno passato le selezioni, e almeno sarò felice quando arriverà sul palco Giusy Ferreri che con i suoi pantaloni di pelle mi ricorderà che la felicità che ho provato prima era solo una finzione;
– mentre vago per la splendida cittadina marittima ligure qualche boss di una radio importante o di un giornale importante mi nota e mi dice che sono assunta seduta stante, ma io rispondo “hey, io sono qui per Outune, e tu chi sei?” – però poi il lavoro me lo prendo, scusate-.
Post Sanremo ci toccherà fare una lista expectations/reality, chissà se almeno qualcosa l’ho azzeccata.
Ci vediamo tutti lì?