Il 4 febbraio è uscito “Flesh & Blood” (qui la recensione), nuovo album in studio del John Butler Trio che arriva a quattro anni di distanza dal precedente “April Uprising”. A pochi giorni dalla pubblicazione, abbiamo contattato John Butler in persona che ci ha svelato qualche dettaglio sul disco.
John, innanzitutto, hai detto che vorresti che questo disco fosse la colonna sonora di un viaggio. Cosa intendi nello specifico?
“Intendo dire che mi piace immaginare le persone che lo ascoltano mentre sono in macchina, ma attribuisco anche un altro significato alla parola viaggio, ovvero vorrei che Flesh & Blood accompagnasse le varie fasi della vita, che fosse la colonna sonora di momenti allegri e momenti tristi”.
Quindi, in sostanza, non c’è un concept dietro questo album…
“Esattamente. Raccoglie il materiale più convincente che ho scritto in questi ultimi tre anni. Ti dirò, a dire il vero ho lasciato fuori qualche canzone ma non è detto che non la inserisca nel prossimo album!”
Hai parlato di momenti felici e momenti tristi, c’è qualcosa di particolare a cui ti riferisci?
“Sì e no. Nel senso, io sono un cantautore e, come tale, ho un animo abbastanza introverso. In questo disco racconto parecchie storie ma, fra questa, ce n’è una autobiografica: Wings Are Wide. L’ho scritta quando è morta mia nonna. Quando vivi la brutta esperienza di perdere un caro, ti rimane un segno indelebile.”
In questi ultimi tempi la fama del John Butler Trio sta crescendo a dismisura. Cosa significa avere questi risultati senza avere una hit propriamente pop? Vi ha mai sfiorati l’idea di scrivere qualcosa di più commerciale?
“Assolutamente no. Siamo una band di stampo cantautoriale, la cosa che più ci preme è riuscire a trasmettere un messaggio alle persone che ci ascoltano. Il fatto che stiamo ottenendo sempre più consensi non è qualcosa di voluto ma, ovviamente, ci fa un enorme piacere.”
La band ha subito vari cambiamenti di formazione. Ultimo, ma non meno importante, l’avvicendamento di Grant Gerathy al posto di Nicky Bomba. Vorrei sapere in che rapporti siete con Nicky e cosa ha portato lo stile di Grant al vostro modo di suonare.
“Con Nicky siamo in ottimi rapporti. E’ mio cognato, anche se lo considero più come un fratello. Mi ha comunicato la volontà di seguire un’altra strada e gli auguro tutto il bene del mondo. Gli voglio molto bene. Quanto a Grant, trovo che abbia un groove molto interessante, ci regala una grande energia.”
C’è qualcosa di diverso che caratterizza Flesh & Blood dagli altri vostri dischi?
“Sì, ci abbiamo messo solo un mese a registrarlo! Per il resto, il mio modo di comporre è sempre uguale. Lavoro su materiale mio, che poi porto in studio e vediamo come riusciamo a trasformarlo.”
La data di Bologna è sold out e, presumibilmente, lo sarà anche quella di Sesto San Giovanni. Ti aspettavi un risultato così grande da parte del pubblico italiano?
“Non del tutto. Era da un pezzo che i fans italiani mi chiedevano di tornare in Italia, quindi credevo che avrei avuto una risposta positiva. D’altro canto, non pensavo potesse essere di questo rilievo. Non vedo l’ora, siete sempre così carichi e pieni di entusiasmo!”
Ultima domanda, ma non meno importante: tre aggettivi che descrivano in sintesi l’album?
“Appassionato, Dinamico ed Eclettico.”