I Dugong sono un’emergente formazione dell’underground jazz milanese. La band è formata da Nicolò Ricci (sax tenore), Michele Caiati (chitarra elettrica), Andrea Di Biase (contrabbasso) e Riccardo Chiaberta (batteria). I Nostri hanno pubblicato da qualche tempo “Miscommunication“, ecco come i quattro ci raccontano com’è nato il nuovo progetto.
Ci spiegate brevemente l’origine del moniker Dugong?
“Nasce da una simpatia per l’animale (il Dugongo è un mammifero acquatico, simile al lamantino), e dal suono stesso della parola, è una parola molto musicale!”
Quali sono le principali influenze e fonti d’ispirazione che si possono ritrovare nei Dugong?
“Le influenze sono molteplici. Siamo tutti appassionati e studiosi di jazz, quindi nel nostro background abbiamo in comune molti ascolti di jazz, a partire da quello dagli anni ’40 fino a quello odierno della scena di NYC ed europea. In più nella nostra musica sono finiti inevitabilmente gli ascolti e le passioni musicali di ciascuno, il rock americano degli anni ’60, l’alternative rock inglese ma anche la musica sinfonica e la musica classica contemporanea.”
Quanto è durata la gestazione di Miscommunication? Quali sono state le tempistiche per la registrazione del disco?
“Miscommunication è il frutto di più di due anni di lavoro, tra prove e concerti. Quando siamo andati in studio, abbiamo registrato in due giorni brani appena scritti misti a brani ormai molto rodati e il disco è il risultato della selezione, fatta in sede di mix, del materiale registrato. Abbiamo inevitabilmente dovuto lasciare fuori qualcosa!”
Qual è l’obiettivo artistico dei Dugong?
“Riuscire a portare la nostra musica all’attenzione di più persone possibile, cercando di avvicinare anche chi crede che il jazz sia una musica “per pochi”, o musica “vecchia”.”
Quanto la crisi discografica attuale può favorire forme di musica come il jazz, da sempre riservate a intenditori che non rinunciano al proprio nutrimento culturale a sette note?
“Sicuramente questo fattore può influire, è anche vero che nel nostro ambito la vendita di dischi avviene principalmente ai concerti, è molto difficile ottenere una distribuzione efficace sul territorio tramite i canali convenzionali.”