Nel 2009 abbiamo accolto con piacere “The Onslaught”, opera prima dei Lazarus A.D., che abbiamo apprezzato per la sua carica ed immediatezza.
A due anni di distanza il quartetto thrash originario del Wisconsin pubblica “Black Rivers Flow”, considerato dai più la prova del nove per comprendere al meglio lo spessore della band.
Dopo un primo ascolto, l’impressione iniziale è di trovarci di fronte ad un disco un po’ più maturo rispetto al debut ma senza tradire per questo l’essenza della band.
Si inizia col botto. “American Dreams”, ossia la traccia che apre il disco, è un susseguirsi di riff heavy e melodia energica che creano un perfetto amalgama con la voce di Jeff Paulick. Mix che si evolve in modo ancora più lampante in “the Ultimate Sacrifice”, che non a caso è stato scelto come primo estratto dell’album.
L’anello debole è senza dubbio la title track. A dispetto dei primi secondi dalla melodia interessante, si rivela noiosa e ripetitiva all’infinito, risultando insipida. Al contrario, il pezzo più convincente è “Eternal Vengeance”. L’intro è lenta quasi come quella di una ballad, ma dopo il primo minuto è un crescendo esponenziale e si ha quasi l’impressione di scorgere dietro questo pezzo l’ipotetica intenzione da parte dei Lazarus A.D. di voler raccontare parte del loro mondo.
Non si possono negare gli evidenti rifacimenti al thrash della vecchia scuola, ma c’è da dire che è quasi impossibile riproporre qualcosa di veramente “nuovo” in questo genere.
In breve, non aspettatevi un cd innovativo ma se vi piace il thrash metal che pesta e state cercando dei gruppi rivelazione, questo fa al caso vostro.
Claudia Falzone