Le mie aspettative per For All Kings degli Anthrax degli erano pari a quelle per Dystopia dei Megadeth. Pari a meno zero più infinito insomma. Come nel caso di Mustaine, mi sono dovuto ricredere di fronte all’undicesimo album di Scott Ian e compagni. In modo diverso.
Nel nuovo Anthrax ci sono pezzi clamorosi, ma anche mezze schifezze protratte troppo per il lungo. Idealmente è diviso a metà, con una prima parte che viaggia bene, mostrando la voglia dei Nostri di osare sempre e comunque, senza snaturare i propri classici marchi di fabbrica (ovvero il drumming di Benante, i riff stoppati e rapidissimi di Ian, il basso stra-groovy di Frankie e l’ugola di Belladonna). Nella seconda parte c’è tanta noia, con brani che non decollano mai, eccezion fatta per la conclusiva e sparatissima ottantiana Zero Tolerance.
You Gotta Believe apre le danze con un flavour assai Be All End All a livello di costruzione del brano. E se volete degli altri indizi eccoveli subito: siamo esattamente tra State Of Euphoria e Persistence Of Time. Mood abbastanza serio e dark, poca immediatezza e voglia di cazzarare. Contenti? Noi pure di più, visto che Charlie Benante qua fa i numeri suoi e l’incedere della canzone guadagna tantissimo dal rallentamento centrale. Monster At The End è un mid tempo che hm, non avrei voluto dopo una bomba di pezzo come il precedente. Bellina eh, capiamoci, ma mi spezza troppo il tempo. La cosa bella però è che Joey Belladonna sembra davvero tornato ai fasti di un tempo, vocalmente e anche a livello di convinzione. La successiva titletrack ci fa godere parecchio, con la propria epicità quasi maideniana sparata nel ritornello. Nell’assolo Jonathan Donais (ex Shadows Fall, che cazzo di band che avrebbero potuto essere questi…) dimostra perchè sia stato la scelta giusta a suo tempo.
Respirando Fulmine ci sorprende con un inizio simil progressive rock, per poi partire con un up tempo che però non perde mai l’originalità melodica. La successiva Suzerain torna a caricare a testa bassa (riff alla Dread And The Fugitive Mind dei Megadeth anyone?) per svelarsi come momento dissonante, dove le linee vocali sono tutt’altro che allineate al rifferrama principale. Diciamoci la verità, a molti non piacerà. Noi ci siamo usciti di testa con questa.
Evil Twin sfascia tutto e già la conoscevamo, la seguente Blood Eagle Wings dura quasi otto minuti ed è un crescendo epico che già dopo tre minuti ha rotto le palle. Le successive tre, nonostante alcune soluzioni strutturali interessanti e accelerazioni sporadiche, ci fanno cascare il capoccione mentre le ascoltiamo. Già detto della conclusiva Zero Tolerance, fucilata che prova senza riuscire a salvare un secondo tempo giocato in evidente debito d’ossigeno a livello compositivo.
Nel complesso For All Kings è un lavoro da ascoltare più volte, concentrandosi sulle prime tracce che mostrano una band che, in giro da 35 anni, non ha alcuna intenzione di badare troppo ai segni della lunga battaglia. Sebbene non esente da difetti, il cd denota la volontà di ferro di Benante e soci di continuare a proporre la propria musica senza mai rinunciare alla sperimentazione e a una certa libertà compositiva che gli Anthrax hanno sempre, orgogliosamente, rivendicato.