A tre anni dall’uscita di “War Eternal” si iniziava a sentire la mancanza di una produzione inedita, saggiamente preceduta dal grandissimo live album del Wacken 2016. Gli Arch Enemy non si risparmiano, fregiandosi di uno stakanovismo impressionante, considerando il tour pressoché ininterrotto, la realizzazione di “As the Stages Burn!” e, appunto, il lancio del nuovo LP, a cui seguirà immediatamente un tour promozionale, con tappa italiana a gennaio. A tutto ciò si aggiunge il progetto in cantiere di Alissa White – Gluz e Jeff Loomis: tantissimo materiale elargito con costanza encomiabile, per la gioia dei fan mai sazi.
“Will to Power” conferma le qualità stilistiche del roster svedese, dando vita a sonorità aggressive e violente che virano in passaggi melodici repentini. Incipit strumentale, come di consueto, affidato al brano “Set Flame to the Night”, il quale ricorda in maniera impressionante “Khaos Overture”. Ritmi frenetici piovono immediatamente sull’ascoltatore attraverso la brutale “The Race”, in cui Alissa White – Gluz ruggisce con consueta ferocia, esaltata dalle percussioni martellanti di Erlandsson. “Blood in the Water” offre un inizio immediatamente coinvolgente, intervallato da un breve cantato sussurrato della Gluz, in contrapposizione al trend del brano, via via sempre più intenso, fino a sfociare in un crescendo melodico che ricalca fedelmente gli stilemi della band scandinava.
“The World is Yours” è caratterizzato da una sezione ritmica intensa, vorticante, che scuote l’ascoltatore con violenza, strattonandolo per tutto lo svolgimento del brano. Un incipit lento, cupo, per “The Eagle Flies Alone”, bellissimo brano dai ritmi meno veloci rispetto ai pezzi precedenti, e tuttavia di grandissimo coinvolgimento ed elevata mutevolezza durante la sua esecuzione.
“Reason to Believe” non è una ballad, sia chiaro. La traccia inizia con una melodia mesta, impreziosita da un cantato in clean della White – Gluz, la quale, così come la musica, vira repentinamente in sfumature più aggressive, irrompendo nei timpani dell’ascoltatore con la ferocia di una bestia ferita e infuriata: bellissimo pezzo.
“Murder Scene” offre un ritorno alle brutalità veloci e martellanti che hanno accompagnato l’ascolto prima dell’intermezzo di “Reason to Believe”, attraverso saliscendi di chitarre e una batteria indemoniata.
Atmosfere apocalittiche vengono dipinte da “First Day in Hell”, il cui lento incipit apre le porte degli inferi all’ascoltatore: una lenta marcia, pesante e particolarmente evocativa, rende quasi concrete le tinte opprimenti che caratterizzano l’immagine attribuita all’inferno.
Brevissimo intermezzo strumentale offerto da “Saturnine”, pigro e quasi onirico, a sfociare in “Dreams of Retribution”, in cui un lento assolo precede a una pioggia di riff massacranti, variazioni ritmiche con aggiunte di tastiere in alcuni passaggi. In questo pezzo di oltre sei minuti si esprimono tutte le doti di ogni elemento della band: dal frenetico incedere della sezione ritmica ai vertiginosi saliscendi delle chitarre, il tutto incorniciato immancabilmente dalla possente voce in growl. Grandissimo brano, ben architettato e molto coinvolgente. “My Shadow and I” prosegue nel mood intenso dell’album, aggredendo l’ascoltatore con una pioggia infuocata di riff e variazioni che tengono l’attenzione sempre viva.
Il disco si chiude con “A Fight i Must Win”, la cui ouverture, arricchita da elementi sinfonici, elargisce sfumature solenni, solo per confluire immancabilmente in un sound pesante e ferino, in cui si possono apprezzare particolarmente le bellissime chitarre di Amott e Loomis. D’Angelo regala una pienezza al sound quasi palpabile, mentre Erlandsson tuona sulla batteria magnificamente. A tutto ciò, come al solito, la voce della White – Gluz, che si innalza in un growl a tratti venato da una sottilissima punta di scream: indubbiamente una chiusura fantastica per questo bellissimo lavoro.
“Will to Power” è un lavoro strepitoso, ricco di aggiunte coraggiose e vincenti, basti pensare all’utilizzo degli elementi sinfonici, oppure alla scelta di offrire più spazio a parti maggiormente melodiche, conferendo una marcata antitesi alle sonorità. Il risultato è decisamente ottimo anche dal punto di vista esecutivo: in ogni brano si può apprezzare la perizia di tutti i membri della band. Splendido LP, da ascoltare e riascoltare, in attesa della tappa italiana nel 2018 all’Alcatraz di Milano.