“My Everything” di Ariana Grande ha ben poco da nascondere, è fin troppo chiaro dove vuole andare a parare. Una delle facce più tristi del successo a tutti i costi è quella che può prendere una promettente enfant prodige che esordisce con un buon disco, non abbastanza pop, per iperprodurla sommergendola con auto-tune. Un vero peccato considerando che la doti canore non mancano, anzi, la giovane ex stella di Nickelodeon raggiunge certe note non da ridere.
Un viso candido che ricorda quello di Jessica Alba e un atteggiamento da ragazzetta acqua e sapone che forse volutamente viene mantenuto tale per andare a fare da contrappeso all’esuberante volgarità di Miley Cyrus. Dal disco emerge una spiccata impronta teen pop che tenta forse di raccogliere un po’ precocemente l’eredità di Katy Perry per porgerla ad un target meno maturo (e meno avvezzo alle prosperità), con qualche retaggio R’n’B che si faceva apprezzare maggiormente in “Yours Truly”.
Ma quanto c’è di suo in tutto questo? La lista dei featuring e dei credits delle 12 tracce più sei bonus (tre nella deluxe edition, altre due nell’edizione Target e un’ultima in quella riservata al mercato nipponico) è così lunga e tarata da essere scambiata per le nomination degli MTV EMA degli ultimi cinque anni. Eppure se si escludono i singoli da classifica, tra cui quella “Problem” con Iggy Azalea che ha macinato a dovere, rimane un impatto nullo. Anche i pezzi furbetti come “Why Try” – con il buon Ryan Tedder che inizia a ripetersi un po’ troppo – finiscono presto nel dimenticatoio. Non resta che aspettare la prossime manovre per capire quale strada verrà decisa per Ariana, intanto la ragazza è tra i pochissimi artisti ad aver ottenuto una certificazione di platino nel 2014.
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