Gli Avenged Sevenfold con The Stage entrano definitivamente nell’elenco di quelle band che tra molti anni verranno citate come imprescindibili per comprendere l’evoluzione di un genere musicale. Ne è passato di tempo da quando, con City Of Evil, i cinque sbruffoncelli si facevano conoscere alle nuove generazioni metal di allora. I vecchi li odiano sin da quando avevano i ciuffi emo, milioni di ragazzini invece, hanno iniziato ad adorarli quando le loro composizioni sono diventate sempre più lineari e innocue.
La consacrazione ottenuta con Hail To The King, disco per la verità piattino e volutamente derivativo, ha solo permesso ai Nostri di convincersi di quanto fossero forti e davvero inarrestabili. Dopo aver messo in mezzo avvocati e legali a caso per chiudere la questione con la major che in precedenza li aveva lanciati, gli A7X si sono accasati alla Capitol e, zitti zitti, hanno preparato e inciso il loro lavoro più presuntuoso, rischioso e clamoroso di sempre.
Sfruttando una promozione temporalmente breve ma decisamente mostruosa (roba che in passato solo gli U2 e pochi altri pesi massimi del music biz si erano permessi di fare), hanno prima proiettato il loro logo sui palazzi delle città più importanti in ogni angolo del globo, quindi hanno suonato in streaming mondiale sul tetto della Capitol Records. Infine hanno annunciato semplicemente “il nuovo cd è fuori”, senza attese, troppi singoli di lancio, anteprime e affini.
Disco nuovo che riprende massicciamente le soluzioni sperimentate nel già citato City Of Evil e le amalgama passando in rassegna sia gli stilemi del classic metal (già abusati nel precedente HTTK), sia le soluzioni più moderne del metalcore, oltre a rimandi (contenutistici ma anche filosofici) a ciò che in epoche differenti i Pink Floyd e successivamente i Muse hanno diffuso presso le masse. E’ assolutamente impossibile spiegare più dettagliatamente un concept album su intelligenza artificiale e spazio mastodontico, suonato con una perizia tecnica annichilente (che esordio dietro le pelli per Brooks Wackerman!) e interpretato (e dal vivo per lui non sarà affatto facile) dal singer M.Shadows in modo impeccabile. Non c’è nulla di immediato o di smaccatamente commerciale in The Stage. Nemmeno trucchetti da sala prove, vocoder o boiate del genere. Soltanto un prodotto dalla componente artistica elevatissima. Qualcosa che lascerà realmente spiazzati sia i fan di vecchia data, che certamente non si sarebbero mai e poi mai aspettati un lavoro simile, sia i più recenti, che faticheranno non poco ad apprezzare al primo ascolto questo platter.
Se pensavate che nel 2016 sarebbe stato impossibile ridefinire i canoni e proporre delle rock opera ambiziose e convincenti vi sbagliavate. Gli Avenged Sevenfold non solo hanno l’arroganza di essere stati la prima metal band a pubblicare un disco di inediti da un giorno con l’altro. Ma sono anche stati capaci di incidere uno degli album più importanti degli ultimi anni. Scusate se è poco.