Gli Axevyper con il terzo full lenght “Into The Serpent’s Den” ci portano indietro nel tempo a metà anni ‘80, in quel periodo che ha visto l’apice del genere, quando band ormai entrate nella leggenda ci hanno consegnato i loro capolavori immortali. Il sound di quel periodo è inconfondibile, e la passione dei 5 italiani per le sonorità di quell’epoca è impossibile da non percepire fin dalle prime note dell’opener “Brothers of the Black Sword”.
Luca “Fils” Cicero si destreggia con la sua potente voce fra riff efficacissimi, twin solos, batteria diretta in 4/4 e linee di basso portentose; le capacità tecniche della band, unite ad una produzione di ottimo livello, danno a tutti i brani il giusto impatto. I pezzi sono infatti una serie di fucilate, veloci e diretti, con ritornelli da imparare a memoria e fatti per essere urlati sotto ad un palco, mai banali e composti con gusto e passione.
I testi spaziano dal fantasy all’horror, ben due volte viene chiamato in causa il grande maestro H.P. Lovecraft (“Under the Pyramids” e la conclusiva “Beyond the Gates of the Silver Key”), e in più di un’occasione l’ombra dei succitati mostri sacri del metallo si allunga fra i solchi del disco. Difficile non capire che fra gli ascolti favoriti degli Axevyper ci sono Riot, Iron Maiden e Running Wild, nomi sempre dovutamente omaggiati ma, sia chiaro, mai plagiati.
Le otto tracce che compongono “Into The Serpent’s Den” si susseguono rapide e veloci, anche la durata di 45 minuti fa pensare ai lavori dei gloriosi fasti che furono, il disco scorre che è un piacere, non annoia e fa sempre venire voglia di pigiare nuovamente play.
Siete pronti a salire sulla macchina del tempo? Il giro lo offre questa strepitosa band italiana, e voi non vorrete più scendere e tornare nel presente, soprattutto se siete dei vecchi dinosauri come chi sta scrivendo.