Dopo gli ottimi album d’esordio nel panorama indie e il mezzo passo falso di “Mirage Rock“, prodotto ottimamente da Glyn Johns ma mal digerito da buona parte dei primi estimatori della band, i Band of Horses fanno un passo indietro e due in avanti, recuperando le loro radici sonore e facendo tesoro dell’esperienza pregressa per dare alle stampe questo “Why Are You OK” che, diciamolo subito, è un disco ben riuscito.
Il contributo dietro le fila di Jason Lytle, leader e cantante dei Grandaddy (quanto li ho adorati!), apre un nuovo capitolo per il gruppo con un album che evolve e cura quelle sonorità che erano state un po’ il marchio di fabbrica dei primi Horses. Di diverso c’è l’approccio alla scrittura di Ben Bridwell che, per sua ammissione, ha costruito i nuovi brani nella familiarità e nella routine casalinga che sono propri ad un marito e ad un padre diretto e sincero nel modo di comunicare, che non riesce a lasciarsi alle spalle le suggestioni metropolitane ma continua a farsi cullare dal rassicurante sogno agreste.
A livello musicale, il disco risente ancora di echi folk, ma nel complesso recupera quegli strati di chitarra tipici della band, a cui si sono affiancati bassi e distorsioni che danno un senso di riempimento e saturazione a rimarcare il contributo e le scelte alla regia di Jason Lytle spalleggiato dallo storico Rick Rubin.
Un album dolce e gentile, con pochi picchi e tanta propensione ad accompagnarci per mano durante l’ascolto. Un prodotto che risulta riuscito sia nelle sue parti che nel suo insieme e quindi consigliatissimo.