Negli ultimi anni ci siamo abituati talmente male, che quasi automaticamente siamo portati a pensare al pop come a un effimero fenomeno commerciale; per fortuna ogni tanto qualcuno ci ricorda che il pop può essere di qualità, e tra questi ci sono sicuramente i Belle and Sebastian. Gli scozzesi, giunti alla soglia dei vent’anni di carriera, pubblicano il nono album, “Girls in Peacetime Want to Dance”, che succede a “Write About Love”, rilasciato oltre quattro anni prima. L’intervallo relativamente ampio intercorso tra i due album, simile a quello precedente, fa capire come dopo un avvio di carriera prolifico, i ragazzi di Glasgow vogliano ora prendersi tutto il tempo necessario e curare ogni minimo particolare.
La ricercatezza e l’eleganza, marchio di fabbrica di tutte le produzioni, non vengono meno neanche in questo lavoro, che non tradisce lo stile della band, e contemporaneamente stupisce i fan grazie a contaminazioni inaspettate.
Il singolo di lancio, “Party Line”, aveva fatto da spoiler, in quanto si tratta di un brano con una ritmica da dance floor, un giro di basso accattivante, arpeggi di sintetizzatore e tappeto d’archi; più della scelta di andare ad esplorare la dance, quello che stupisce è come la band si sia cucita addosso quel genere così distante, affrontandolo con grande padronanza e senza stravolgere il proprio stile. “The Power of Three”, “Enter Sylvia Plat” e “Play for Today” abbracciano ancora più forte la dance, e nel secondo caso anche la disco, ma restano lontanissimi dalla parodia e il risultato è eccellente. Nell’album c’è spazio anche per ritmi latini (“The Everlasting Muse”) o tribali (“Perfect Couple”). “Nobody’s Empire”, brano di apertura, è quello più vicino al pop leggero e raffinato che contraddistingue il sound della band scozzese, mentre “Today (This Army’s for Peace)” è una dolce e delicata ballad in cui si sovrappongono magistralmente i tappeti d’archi.
Per tutto l’album sono disseminate melodie cristalline ed eleganti, parti vocali pacate ma non timide, arrangiamenti curati, complessi ma non esagerati (sì, queste righe valgono per ogni loro album, ma è sempre bene ripetere, perché non c’è nulla di facile).
I Belle and Sebastian si confermano la bella realtà che sono sempre stati, lontani dal rumore e dalla banalità, e sempre disposti ad esplorare nuovi universi senza perdere la propria identità. Questo album difficilmente porterà nuovi fan alla band, ma probabilmente non deluderà il loro attento ed esigente pubblico, e dopo vent’anni è un risultato non da poco.
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