Le dodici fatiche di Ercole narrate attraverso un sound brutale e pomposo. Ecco “Dodekathlon”, l’ultima produzione degli olandesi Bleeding Gods, recente aggiunta nel panorama death metal di Nuclear Blast.
Al di là delle possibili definizioni stilistiche, ciò che scaturisce da questo full length è una sapiente commistione di sonorità che virano repentinamente dalle sinfonie oscure e solenni a riff brutali e feroci, a dipingere appieno le crude ed epiche imprese intraprese da Eracle: un percorso musicale intriso di passaggi aspri, pesanti e veloci, che strattonano l’ascoltatore con rabbia ferina, ma che si sostengono su una pienezza armonica accentuata dalla presenza puntuale e sapientemente costruita della componente sinfonica. Questa non si limita a fare da contorno all’opera, bensì si insinua tra i riff graffianti delle chitarre e alle percosse della sezione ritmica, impreziosendo l’ensemble musicale con una epicità solenne e oscura.
La furia a cui il roster olandese si abbandona è pregna di coerenza strutturale, mai lasciata al caso, anche nelle variazioni più repentine, come in “From Feast To Beast” e “Inhuman Humiliation”, in cui il sound precipita improvvisamente in un vortice di riff assassini, solo per quietarsi di colpo in una sinfonia che mantiene, seppur attraverso ritmi differenti, le atmosfere tenebrose e ultraterrene di cui l’intero platter è pregno. Un’alternanza continua, che si snoda in blast beat dilanianti, e ancora implode in esecuzioni orchestrali: un vortice intenso, trascinante e violento, che tiene l’ascoltatore perennemente sulla corda, scuotendolo fin nelle viscere attraverso l’ideale percorso del semidio greco nell’assolvimento dei suoi compiti.
Fuori dal contesto è “Tyrannical Blood”, strutturata su una melodia lenta e malinconica, caratterizzata da una chitarra acustica e dalla intonazione naturale della voce di Mark Huisman, il quale, seguendo il mood della traccia, prende gentilmente per mano l’ascoltatore parlando in greco con toni sommessi. Si tratta di un bell’inserimento, che rallenta il ritmo del platter solo per enfatizzare il massacrante inizio della successiva “Seeds Of Distrust”, una titanica espressione di violenza sonora, pur sempre venata da quella solenne oscurità di cui l’intero lavoro è pervaso.
“Dodekathlon” è un’opera complessa e che a un’analisi superficiale potrebbe suscitare confusione, tuttavia si tratta di un lavoro nel quale nulla è stato lasciato al caso, tutt’altro: le differenti componenti esecutive sono state accuratamente studiate in fase di songwriting e minuziosamente intrecciate a costituire un mosaico sonoro dall’impatto devastante e primordiale, eppur paludato da un velo di eleganza che, anziché smorzarne la durezza, ne accentua i toni donando una struttura ricca di furia e maestosità.
Un bel lavoro da parte della band olandese, da ascoltare con molta attenzione, onde assaporarne ogni nuance sonora; particolarmente consigliato a chi ami la durezza di un death metal epico e sinfonico, dalle ambientazioni oscure e dai riff martellanti e violenti.