Braski Lacasse – So Afraid To Be Alone

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Esperienze visionarie in vecchi pub berlinesi, amare riflessioni su rapporti di amicizia andati a male e un appuntamento con il Maligno in persona, di questo e molto altro racconta “So Afraid To Be Alone”, album d’esordio dei bolognesi Braski Lacasse. I toni sono quelli di un rock contaminato, ruvido e diretto, ma costantemente illuminato da una buona dose di ironia, com’è evidente sin dal dittico iniziale, composto da “I Loved You So (Don’t Believe It)” e “A Date With The Devil”. Un’apertura energica e decisamente danzereccia, dove i Braski, prima di mostrare i canini, tirano fuori il loro lato più giocoso e legato a sonorità funk e rockabilly.

È “Friends”, terza delle sette tracce incluse nel disco, ad imprimere una sferzata al sound della band, avanzando il primo riffone dell’album. La quadratura del cerchio, in effetti, i ragazzi la trovano proprio quando portano in primo piano le chitarre, con riff nerboruti e dai toni classic rock. A molcire gli animi, tuttavia, ci pensa immediatamente la ballata “Methamorphosis”, che per certi aspetti, soprattutto per il timbro baritonale della voce, ricorda i buon vecchi Crash Test Dummies. La sorpresa però è dietro l’angolo: non si è ancora al bridge che il pezzo si fa rock, decollando su un ben tornito riff di chitarra verso lidi tutti da scoprire.

Ancora riff rocciosi per l’arcigna “Away The Sun”, che un po’ ricorda le sonorità di band come Pearl Jam e Red Hot Chilli Peppers. Bello il giro di basso, su cui le chitarre indugiano nel bridge del pezzo probabilmente meglio strutturato di un disco vario ma coerente. Siamo nella fase più “suonata dura” dell’album e i Braski Lacasse se ne escono a fagiolo con l’inno punk, “Go Into The Shell”, ultima sfuriata prima di “Wild & Lost”, chiusura ironica e visionaria, nella quale si esprime al meglio quell’attitudine diretta e coinvolgente, che è marchio di fabbrica della band.

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