Buñuel – A Resting Place For Strangers

bunuel a resting place for strangers recensione

Il disco che non ti aspetti arriva dai Buñuel: “A Resting Place For Stranger” si candida a undici mesi dalla fine del 2016 al titolo di uscita di riferimento nel genere hardcore. Il supergruppo, che vede insieme componenti di Teatro Degli Orrori, One Dimensional Man, Afterhours e Oxbow, porta nel nuovo millennio quella scena hardcore di inizio anni Novanta nel Nuovo Millennio, le sonorità noise rock di quel pulsante underground di band a stelle e strisce meno conosciute di nomi come Pearl Jam e Nirvana ma altrettanto importanti come, ad esempio, i Jesus Lizard e i Fugazi.

Un lavoro potente, registrato in pochissimi giorni tra Varese e San Francisco, dove spicca anche il clamoroso lavoro di Giulio Ragno Favero, bassista de Il Teatro Degli Orrori che conferma il suo talento come produttore di un rock abrasivo e trainato dalla sezione ritmica, qui un vero e proprio monolite sorretto da Pierpaolo Capovilla al basso e Franz Valente alla batteria. Delle solide fondamenta sopra le quali spiccano il talento eccentrico di Xabier Iriondo, che qui riesce a dare spazio alla sua schiozofrenia su corde, e l’anarchia vocale di Eugene Robinson, che alterna urla primordiali a sprazzi di melodia (vedi alla voce “Me + I”).

Su “A Resting Place For Strangers” non ci si riposa per un secondo: si passa dalle accelerate di “This Is Love” e “I Electrician”, che si completano con la conclusiva “Whipsaw”, agli episodi più cadenzati come “Dump Truck” e “Smiling Faces Of Children”. Il tutto sotto un unico comun denominatore: fare parte di un vero e proprio capolavoro che “spacca il culo” chee speriamo resti un episodio isolato nelle carriere dei vari musicisti. Anche se l’impressione è che il quartetto abbia ancora così tante cartucce in canna che un secondo capitolo non tarderà ad arrivare.

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