Calibro 35 – “S.P.A.C.E.”

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Se i Calibro 35 hanno un dono è indubbiamente quello di sembrare atterrati con un’astronave da telefilm da un passato recente, ancora con i baffoni, i capelli lunghi sul collo e gli stivaletti alla caviglia che sono vintage originali: il nuovo album “S.P.A.C.E”, uscito il 6 novembre 2015 per la Record Kicks, è un viaggio a ritroso nelle atmosfere da noir sulle quali il gruppo di polistrumentisti innesta la linfa fresca dei vecchi film di fantascienza anni Sessanta.

“S.P.A.C.E.” è un disco che puoi mettere serenamente in sottofondo e così ho fatto, perché l’ascolto passivo è il primo passaggio fondamentale per capire quanto possa catturarti un album. Dopo la tecnica del sonno che vi avevo raccontato per la recensione di “Drones” dei Muse, ne ho testata una seconda: la preparazione di biscotti di pasta frolla. Che può sembrare una sonora idiozia e screditare completamente la mia credibilità, ma la cucina richiede concentrazione ed è fatta di ingredienti esattamente come la musica. Il disco sbagliato può compromettere irrimediabilmente una preparazione, così come un pasto può essere uno schifo se il sottofondo musicale è errato.

Con “S.P.A.C.E.” dei Calibro 35 mi sono venuti i biscotti più buoni degli ultimi mesi.

Saranno stati la magia dell’aria e il suono potente e fantascientifico, ma la preparazione è decollata esattamente come il disco stesso. Una partenza verso le stelle con “74 Days After Landing”, la title track “S.P.A.C.E.” e il primo singolo estratto, quella “Bandits on Mars” accompagnata dal video surreale e bellissimo girato da John Snellinberg (che salutiamo perché ci sta tanto simpatico).

Inutile dire che l’eleganza sfacciatamente retrò di questo nuovo album dei Calibro 35 alleggerisce moltissimo anche la lunga tracklist di quattordici pezzi, che in molti casi potrebbe sembrare infinita: non pesa affatto, anzi. “S.P.A.C.E.” è un full-length che si fa ascoltare con piacere e si piazza nei gangli cerebrali a sedimentare.

Restiamo lì, nella rarefazione del passato che accompagna allegramente le scorribande sperimentali di Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Massimo Martellotta e Luca Cavina guidati da Tommaso Colliva in regia: la novità dei Calibro 35 è piccola ma significativa, fondamentalmente strutturale, con brani che sembrano dare maggiore solidità all’identità sonora della band e altri che sono vere e proprie jam session improvvisate, tanto potenti quanto seminali di idee continue. Se l’immaginario attinge dal futuro così come lo vedevano nel passato, i Calibro 35 fanno dello straniamento spaziotemporale il loro punto di forza. Un po’ come quando prepari i biscotti di frolla con la ricetta di mamma e te li mangi tenendoli tra due dita come una signorina d’altri tempi.

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