Come il 2017 è stato l’anno di Dua Lipa, il 2018 sarà l’anno di Camila Cabello salvo grossi stravolgimenti o sorprese. Il percorso artistico della cubana ex Fifth Harmony e la nostra kosovara preferita presentano diversi punti in comune: una carriera partita da giovanissima (Cabello tramite X Factor USA, Lipa come Youtuber prima e modella poi) e un singolo di grido con una collaborazione importante a trascinare l’uscita del disco solista (“Havana” e “No Lie”).
Brevemente: “Camila” sarà molto probabilmente il disco pop simbolo del 2018. Grazie ad una squadra di produttori (con il canadese Frank Dukes a fare da coordinatore di un team che vede tra i membri anche Skrillex) e coautori (gente che gravita attorno a One Republic, Ed Sheeran e Justin Bieber), che hanno collaborato nella stesura dei pezzi con la stessa Cabello, il debutto solista della cantante presenta tutti gli ingredienti per fare importanti numeri. Lei ha dalla sua una gran voce e, non ha caso, ha scelto di lasciare le Fifth Harmony per avere (un minimo di) indipendenza artistica e mettere in mostra il talento. Cosa che, a dir la verità, nella band aveva solo lei.
“Camila” è un disco nel quale l’influenza latina si fa sentire, non solo nella hit “Havana” ma anche in quelle tracce come “Inside Out” e “She Loves Control” che verranno probabilmente giocate come futuri singoli. Ma chi limita la Cabello ad una artista isomorfa ad un Luis Fonsi a caso sbaglia: in “Camila” trovano spazio infatti anche altri generi come il pop dell’altro singolo “Never Be The Same” e “Into It”, ma anche brani che vedono la sua voce accompagnata da chitarra (“All These Years” e “Real Friends”) e piano (“Consequences” e “Something’s Gotta Give”) che percorrono percorsi meno convenzionali ma che mettono in luce una maturità artistica notevole per una poco più che ventenne uscita dai talent.
“Camila” decide di ballare da sola e ci riesce alla grande: se non si dovesse bruciare, potrebbe diventare senza alcun problema la nuova star del pop internazionale.