C’è una corrente, un vento gelido che nell’ultimo anno ha colpito le band che maggiormente direzionano il mercato musicale. Questa brezza, talvolta pungente e poco piacevole, si chiama “futuro”. Anzi, onde esser fraintesa, ricerca spasmodica di abbracciare il futuro, sbattendo (come sotto corrente) alla bene meglio.
Le grandi band -vedi alla voce Muse e il loro depeche-izzarsi (“Dig Down”), gli Aracde Fire in mood Americana Abba per “Everything now”- fanno quanto loro possibile per evitare di affondare. Anche i Coldplay, i giganti dei magnum-stadium che potevano vendere milioni per decenni, sono ancora disposti a testare il ciclone con un EP come “Kaleidoscope”.
Come si suol dire in questi casi, un colpo alla botte con l’eco di “A Head Full of Dreams” del 2015, e uno al secchio. “Kaleidoscope” è una continuazione del dominio pop di Chris Martin & Co. C’è una versione dalla parvenza “presa in diretta” di “Something Just Like This“, dove la collaborazione unica con i Chainsmokers segna la massima immersione dei Coldplay nell’EDM. Chiaramente con la missione di dominare tutta la musica pop, Miracles (Someone Special) vede il districarsi di tentacoli indie sino a raggiungere una forma di R&B sintetico.
Il resto del EP è un glorioso ritorno al periodo esplorativo dei Coldplay. La traccia d’apertura “All I can think about is You” inizia co quella dark-y athmospere alla Radiohead, in cui un Martin soffocato, mormora sul “chaos giving orders”, che a me personalmente sembra tanto l’eco dell’incubo politico –e comune- della società contemporanea. Arrivano gli accordi di pianoforte, ‘Clocks’, e la melodia diventa un grido celeste di adorazione, l’amore che sorge sopra quel che potrebbe esser ironicamente definito un Trump-ageddon. “A L I E N S“, la collaborazione con Brian Eno, è ancora più spettacolare, mescolando la chitarra spagnola con il synth.
Queste cinque tracce culminano con “Hypnotized“, un solenne inno, simile a “Mother” di John Lennon. Hypnotized è la ballata migliore di Martin dopo ‘Fix You’. Kaleidoscope è la prova accattivante che i Coldplay non siano ancora completamente immersi nel “sistema” cercando di sovvertire la musica pop dall’interno. Un Neo dei giorni nostri, armato di voce e penna. È troppo da sperare che il loro periodo alla Avicii sia stato solo un esperimento (personalmente mal riuscito) e questo il loro sano ritorno alla realtà? Che al posto di prendere la pillola blu abbiano preso finalmente la rossa, scavando sotto le spoglie di un Matrix pre-costruito?