Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista. Una citazione di Caparezza potrebbe cascare male quando si parla di hardcore, ma nel caso dei Continents calza a pennello. I cinque gallesi hanno esordito con il botto un paio di anni fa con “Idle Hands”, una sferzata di energia che consiglio a tutti gli amanti del modern hardcore. Chiaramente le aspettative per il secondo lavoro erano altissime. E “Reprisal” le soddisfa tutte, ma il punto è che non si limita solo a questo.
I Continents sono cresciuti, hanno respirato e assimilato le influenze più grezze e primordiali del punk e le hanno elaborate in un sound che sfocia nel progressive metal più attuale, senza dimenticare un utilizzo abbondante ma sapiente di breakdown e aggressività. Per carità, tutte cose già viste, ma assemblate con criterio e originalità, come emerge dalle prime note di “Drowned In Hate”, pezzo dal retrogusto dark, cui segue a ruota “Scorn” con la sua raffica di breakdown. “Life of Misery” sa tanto di anthem con quei “dead, dead, dead” ripetuti che ti si appiccicano addosso come carta moschicida, pur rimanendo negli schemi tradizionali dell’hardcore.
Ma il bello deve ancora arrivare. Ci pensa “I”, intermezzo che spezza letteralmente a metà il disco, introducendo la parte più innovativa, matura e a tratti melodica di “Reprisal”: la title track è la prova tangibile che i cinque ragazzotti del Galles sono pronti al grande salto nel mainstream, ma se devo scegliere un brano che rappresenti al meglio lo stato attuale della band direi senza ombra di dubbio “Love, Loathe, Loss”, che racchiude tutto l’universo dei Continents. La conclusione di questi 34 minuti di sfuriata è affidata a uno strumentale, “II”, come a dire che spesso e volentieri le parole sono di troppo, soprattutto quando non si vuole rovinare la chimica giusta.
È grazie a formazioni come i Continents che l’hardcore contemporaneo gode di ottima salute. I cinque inglesi, grazie agli omaggi old school e alle inclinazioni post-metal, piacciono un po’ a tutti, grandi e piccini. Quindi non fatevi trarre in inganno dalle camicie a scacchi e ascoltate “Reprisal” senza pregiudizi. Mi ringrazierete.