Gruppi come i Rival Sons stanno spopolando con il loro rock nostalgico, rivisitato (neanche tanto) e rinvigorito. Modernizzato, ma non troppo, perché se no non piacerebbe più. La nostra generazione guarda con risentimento e nostalgia a un mondo e a un’era che non ha mai potuto vivere, pur con la sensazione che sia stata qualcosa di veramente grande, esplosiva, che farebbe impallidire le emozioni che proviamo ascoltando la musica di oggi. Quindi ci piace quando un gruppo di giovanotti con la loro energia utilizza i mezzi moderni di registrazione per riproporre delle se pur sbiadite atmosfere degli anni settanta.
Così i Crobot escono con ‘Welcome To Fat City’, una città dove puoi vedere i grandi miti del rock ingrassati dalla grande produzione Nuclear Blast, un pacioccone Jimi Hendrix che ammicca passando per la via principale a Robert Plant che si mangia un hamburger. Se i Rival Sons rimangono ancorati al classicismo del rock della sorgente, i Crobot virano più verso la furia spregiudicata di gruppi come i Soundgarden. ‘Hold On For Dear Life’ sembra proprio un pezzo del gruppo di Seattle un po’ più blues. E così l’iniziale title track, veloce e violenta, che all’hard rock aggiunge quello sbaffo di funky che la rende ancora più saltellante, leggera e tonante.
Il mood dell’album non varia mai troppo, si mantiene sullo stesso tono veloce e energico, dove il funky cede il passo all’hard rock, dove la voce del cantante Brandon Yeagley veleggia su lidi tonali altissimi, urla come un disgraziato e dimostra un discreto talento. ‘Right Between The Eyes’ è violentissima, la chitarra si arrabbia e diventa sabbathiana, ma il ritmo non cala di una battuta.
I momenti più radiofonici li troviamo in ‘Easy Money’, con un groove affascinante, e nel singolo ‘Not For Sale’, che strizza l’occhio ai Wolfmother. Il riff di ‘Blood On The Snow’ richiama chiaramente Hendrix in uno dei pezzi migliori dell’album, hard rock di buon livello e divertente. Ancora blues dopato all’ennesima potenza, con la presenza di un armonica, in ‘Steal The Show’. L’ultimo episodio del disco è ‘Plague Of The Mammoths’, che ci annuncia che di momenti di pausa in questo disco non ce ne sono. Il riff è maestoso, come la voce di Brandon.
I Crobot si infilano nel filone nostalgico del rock, pompando al massimo l’energia e le idee di alcuni mostri sacri del passato come Hendrix e Led Zeppelin, aggiungendo al blues e al funky un hard rock dal ritmo forsennato e violento.