Daniel Tompkins – Castles
Partiamo da una delle poche certezze della vita: il talento di Daniel Tompkins è indiscutibile, e nel progressive metal contemporaneo esistono pochi altri vocalist versatili e riconoscibili come lui. Il frontman dei Tesseract quindi non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno, avendolo già abbondantemente fatto con la sua band madre e con i suoi progetti paralleli. “Castles” per questo è un’opera ridondante, in cui traspare sì l’estro di Tompkins (soprattutto in “Saved” e “Black the Sun”), ma a cui manca quel guizzo di genialità presente in molti altri lavori a cui l’artista ha partecipato.
Chon – Chon
Un’altra grande verità universale è che l’estate non è veramente estate senza un disco dei Chon. Consci di questo fatto, i Nostri pubblicano album con una certa regolarità, regalandoci visioni pacifiche di spiagge immacolate e cocktail in riva al mare, incorniciate da una colonna sonora math-progressive-core strumentale, in cui compaiono anche spunti free-jazz, (vedi “Petal”) e da cui traspare tutta la tecnica dei californiani, che in questo ultimo omonimo full-length (il terzo in carriera), si fa ancora più matura e godibile.
Darkthrone – Old Star
Ammettiamolo, dai. Il nuovo lavoro dei Darkthrone era tanto atteso quanto temuto, ma per fortuna, in questo caso, possiamo affermare che Fenriz e Nocturno Culto abbiano ancora fame. Una fame che dalla Transilvania si sposta in territori più Eighties, indagando con completezza thrash, doom, death e anche black per carità, pur in una percentuale minore rispetto al resto (prendete “I Muffle Your Inner Choir” o “The Key Is Inside The Wall”). Un’opera eclettica e digeribile anche dai detrattori del black metal, complice una produzione decisamente più curata rispetto al passato.
Motionless In White – Disguise
Se non avete mai potuto soffrire i Motionless In White e il loro teatrino degli orrori non perdete neanche tempo a leggere questa pillola. Se invece, nonostante tutto, siete sempre stati attratti dalla band di Cerulli e soci e dalla sua proposta metalcore intrisa di elettronica e irresistibilmente catchy, approcciate “Disguise” come avete sempre fatto, consci che non sarà il disco della vita, ma che passerete qualche piacevole minuto e altrettanti a cercare di togliervi dalla testa i refrain della maggior parte dei pezzi del nuovo full-length dei MIW (in particolar modo la title track e “Undead Ahead 2: The Tale of the Midnight Ride”).
Upon A Burning Body – Southern Hostility
Siete alla ricerca della musica perfetta per i vostri allenamenti in palestra? Bene, vi trovate nel posto giusto. “Southern Hostility”, il nuovo album dei texani Upon A Burning Body, è infatti una compilation tutta groove e anthemica (“King Of Diamonds” e “All Pride, No Pain” aspettano solo il vostro play), già sentita un miliardo di volte ma a modo suo carica di fascino. Dopo l’esperimento poco riuscito di “Straight from the Barrio” (2016), per il quartetto made in USA si torna alle origini. Scelta molto saggia, aggiungiamo noi.