Gli inglesi Soulsavers (The Soulsavers Soundsystem) fanno bis con il cantante Dave Gahan, dando un seguito a “The Light The Dead See” del 2012 (proprio l’anno in cui sostituirono al microfono Mark Lanegan con il cantante dei Depeche Mode) cucendogli addosso questo “Angels & Ghosts”.
Lo presentano al mondo con il singolo “All of This and Nothing”, un pezzo dall’incedere sincopato e tetro sul quale la voce suadente del cantante britannico si adagia placidamente, creando il suono maestoso che già avevano rodato nel precedente disco. Dave Gahan è a suo agio nel ruolo di crooner, mettendo a disposizione del progetto le sue doti timbriche ma soprattutto la sua immensa dose di carisma. Quando hai un frontman come lui puoi smettere di preoccuparti di catalizzare l’attenzione del pubblico, è già tua. Devi preoccuparti solo di fare musica e lasciargliela esprimere magnificamente come solo lui sa fare, all’interno di una sala di registrazione come sui palchi di tutto il mondo.
È il caso di soffermarsi ad osservare attentamente la bellissima copertina di questo “Angels & Ghosts”, dove un trino Dave Gahan urla in faccia a noi ascoltatori, urla a quelli che gli sono intorno e urla sopra di sé, dove risiede il sacro, l’altro, quello che non c’è più e che abbiamo perso. Perché questo album, per la prima volta con Gahan, ha un messaggio ben preciso, dicotomico, che si divide tra la tristezza di una perdita subita o imminente e la speranza di un futuro di luce. I testi dei nove pezzi presenti nell’album si dividono infatti equamente su questi due poli emotivi.
Classe ed emozioni intense sono i cardini di questa produzione, da gustare in ogni sua singola nota. “One Thing” è una camera piena di luci e ombre, all’interno della quale la voce profonda di Gahan guida e porta alla perdizione allo stesso tempo. L’iniziale “Shine” è un irresistibile blues acido, “You Owe Me” richiama la svolta elettro blues dell’ultimo capitolo discografico dei Depeche Mode, tanto che pare di sentire echeggiare le mitiche tappezzerie vocali di Martin Gore. “Don’t Cry” si sposta verso il polo positivo, di speranza, un incitamento alla felicità e al coraggio. Così si snoda anche “Lately”: dolce la musica come il testo, una supplica a non venire abbandonati, estremamente toccante. “The Last Time” e “My Sun” chiudono con affascinante malinconia un album non dispersivo, dove ogni nota e ogni parola sono complici e trasmettono emozioni e sensazioni che rimarranno nell’umore dell’ascoltatore a lungo.
L’attesa dell’esclusivo tour europeo in supporto ad “Angels & Ghost” è enorme. Nel frattempo abbiamo un gran disco, grazie al quale potremo lasciarci cullare dalle paure e dalle speranze, dai nostri angeli e dei nostri fantasmi.