David Gilmour – Rattle That Lock

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Sebbene i Pink Floyd siano una band ufficialmente inattiva da circa vent’anni, i suoi componenti non vogliono proprio saperne di andare in pensione. A meno di un anno dalla pubblicazione di “The Endless River”, album inciso (senza Roger Waters) nella prima metà degli anni ’90, mentre Waters continua a rinnovare il suo personale capolavoro “The Wall”, David Gilmour intraprende un nuovo percorso, pubblicando il suo quarto album da solista: “Rattle That Lock”.

La produzione è affidata a Phil Manzanera, già produttore di “The Endless River” e di “On An Island”, il precedente disco solista, che risale al 2006; la scrittrice Polly Samson, moglie di David Gilmour e autrice di diversi testi per il marito a partire dagli anni ’90, ha composto le liriche per cinque tracce.

L’album si apre con “5 A.M.”, un brano strumentale molto riflessivo, che sfocia nel singolo e title-track “Rattle That Lock”, dai connotati pop, che riprende il tema del jingle della SNCF (la società nazionale delle ferrovie francesi) composto da Michaël Boumendil e i cui testi sono ispirati al secondo libro di “Paradiso Perduto” di John Milton (che è anche incluso nell’edizione deluxe); i cori della canzone, di grande impatto, sono eseguiti dal Liberty Choir, un coro di Londra composto da detenuti.
“A Boat Lies Waiting”, dedicata allo storico tastierista dei Pink Floyd, Richard Wright (che è presente nella traccia con un sample della sua voce), scomparso nel 2008, è uno dei momenti più intensi, grazie anche alla partecipazione ai cori di due maestri delle armonie vocali come David Crosby e Stephen Stills.
“Dancing Right in Front of Me”, con un ritmo swing, contiene accenni di jazz, genere che è affrontato in pieno nella splendida “The Girl in the Yellow Dress”, che per la sua particolarità risulterà la canzone più rappresentativa del disco.
“In Any Tongue” è senza dubbio il brano più vicino al sound più classico dei Pink Floyd, mentre “Today”, scelta come secondo singolo, è quello dall’ascolto più immediato; la strumentale e malinconia “And Then…” infine chiude l’album, dando però una sensazione di indefinito, come emerge anche dal titolo.

“Rattle That Lock” è un album raffinato e allo stesso tempo di impatto, tanto da convincere ad un primo ascolto e da non scadere alla distanza. I diversi generi affrontati nella tracklist riescono a coesistere grazie ad un’atmosfera magica che Gilmour è riuscito a creare intorno ad essi; il filo conduttore che tiene unite le canzoni, come se fosse una collana di perle, è costituito dagli assoli di chitarra, sempre interpretati con il caratteristico stile leggero e sublime.

I paragoni con i grandi capolavori dei Pink Floyd sarebbero fuori luogo e vanno in ogni modo evitati. Gilmour con questo album dimostra ancora una volta di poter esistere anche al di fuori della band con cui è diventato una leggenda e di avere ancora un ruolo nella scena rock, alla soglia dei 70 anni.

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