Drake – More Life

È uscito da poco più di una settimana “More Life”, il nuovo album di Drake che viene sapientemente spacciato per una playlist. 
Il rapper canadese che negli anni è diventato un furbo e valido uomo di marketing ha messo fin da subito le mani avanti. “More Life” non è un disco ma è una playlist, più precisamente “una playlist che offra una raccolta di canzoni che diventino la colonna sonora della tua vita”.

Dopo l’oceano di critiche ricevute con il precedente album “Views”, ritenuto privo di concept e terribilmente lungo, Drake ha quindi provato a giocarsi la carta della playlist. In sintesi il concetto di Drake è un po’ questo. Io (Drake) le canzoni le ho fatte, potete ascoltarle come volete anche senza seguire un ordine preciso, ma non rompetemi più con la storia del concept o altre menate.
Nonostante tutte queste belle parole, “More Life” ha da poco stabilito il record di disco più ascoltato di sempre sui servizi in streaming negli Stati Uniti grazie a 385 milioni di ascolti. Quindi, di cosa abbiamo parlato fino ad ora? Del nulla cosmico. Esatto.

“More Life” è composto da ventidue brani, alcuni impreziositi da collaborazioni illustre come quelle di Skepta, Sampha, Giggs, Quavo, Kanye West e 2Chainz.
Tutti questi nomi però non salvano e non alleggeriscono il prodotto. La nuova fatica discografica di Drake infatti è un vero e proprio mattone come il precedente Views, sia prendendo canzoni sparse e sia ascoltandolo dall’inizio alla fine. Ecco, l’ultima ipotesi poi non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Era dai tempi in cui venivo “obbligato” ad andare a messa che non provavo certe sensazioni o come dicono i giovani certe feels. In pratica, non vedi l’ora che finisca.

Le ventidue canzoni che compongono l’album sono troppe, e anche con l’escamotage della playlist non ci scappi. A maggior ragione quando quelle ventidue canzoni sono brutte. Se uno non sapesse che sono pezzi diversi potrebbe pensare a un solo brano lunghissimo. E bruttissimo.

 Per dire, la traccia migliore è la numero 10 “Skepta Interlude”. Drake in questo brano non c’è, fa tutto Skepta. E anche il nuovo singolo “Passionfruit”, in radio da venerdì 31 marzo, se confrontato con “Hotline Bling” sembra un pezzo da sala d’attesa del dentista. Penso possa bastare.

Ultimamente è più importante generare un massiccio e spropositato hype attorno ai propri lavori rispetto a concentrarsi su di essi. Ritardi sulle uscite, pubblicazioni improvvise e via dicendo. Tutto per generare hype che non è altro che un semplice chiacchiericcio di dimensioni enormi. Di esempi ne abbiamo a bizzeffe. Penso agli ultimi album di Kanye e Frank Ocean o a quello di Rihanna. Dischi che sono stati capaci di annebbiare la vista di chi compra o meglio usufruisce della musica in streaming. E chissenefrega del povero ascoltatore che magari paga anche cifre esorbitanti per venire a vedere il personaggio dal vivo e poi viene deluso. Caro Aubrey Drake Graham, i record fuffa dello streaming li hai fatti, ora torna in te.