Eagles of Death Metal – Zipper Down

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“Zipper Down” andrebbe acquistato anche soltanto per la copertina, che realizza il sogno del frontman Jesse Hughes di essere un capezzolo umano, come ci ha raccontato quando lo abbiamo intervistato, la scorsa estate. Il titolo riassume poi in due semplici parole la sua filosofia di vita, secondo la quale «bisognerebbe sempre girare con la lampo abbassata, lasciando tutto a penzoloni».

“Zipper Down” è il quarto album di studio degli Eagles of Death Metal, gruppo nato nel 1998 quando Josh Homme (Kyuss, Queens of the Stone Age, Them Crooked Vultures) suggerì a Hughes di inventarsi qualcosa che mescolasse il death metal con le sonorità degli Eagles: se l’esperimento sia ben riuscito non lo so, ma di sicuro, a parte il nome geniale della band, i primi tre dischi che gli EoDM hanno sfornato sono divertentissimi, e “Zipper Down”, in uscita il 2 ottobre, li segue a ruota.

Anticipato dal singolo “Complexity”, prima delle undici tracce, l’album è stato interamente scritto, suonato e cantato da Hughes e Homme, che hanno però voluto inserire una cover di “Save a Prayer” dei Duran Duran, allo scopo di, a detta dello stesso Huges, far capitombolare le femmine. Un pezzo per le pollastre dunque, come direbbe Lemmy, e dieci tracce in puro stile EoDM, senza pretese di impegno o profondità: del resto, il ritornello di “Complexity” (“It’s so easy without complexity”) dice tutto e non riesce più a uscire dalla testa. In sintesi? Un disco da metter su per ballare nudi in giro per casa.

Sara Sargenti

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