[Alternative] Marlene Kuntz – Best Of (2009)

 

Festa mesta – Canzone di oggi – Retrattile – Nuotando nell’aria – Non gioco più – Bellezza – La canzone che scrivo per te – La libertà (versione 2009) – Musa – Il pregiudizio – La lira di Narciso –  L’odio migliore – Come stavamo ieri – Uno – Fingendo la poesia – Schiele, lei me – Impressioni di settembre

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Cosa dire del primo best of dei Marlene Kuntz? Come rapportarsi a una raccolta di un gruppo che ho amato alla follia e di cui non basterebbero dieci best of per rappresentarlo al meglio?
Conviene partire da ciò che questo cd vuole proporre: quindici anni di una band che ha saputo fare dell’evoluzione un continuo sprone ad essa e alla sua musica, partendo dal noise rock di “Catartica” fino ad arrivare all’intimo cantautorato di “Uno”, disco di una bellezza disarmante. Così il filo delle canzoni ripercorre la storia del gruppo, da “Festa Mesta”, a “Retrattile” passando per “La lira di Narciso”, “Nuotando nell’aria”, “Bellezza” e “La Canzone che scrivo per te”: sono almeno un paio da ogni album le canzoni scelte, solo da “Ho ucciso paranoia” l’unica estratta è la viscerale “L’odio migliore”.

Non mancano le cover, l’inedito e “La libertà” di G. Gaber, con un Godano che usa l’espressività della sua voce ad altissimi livelli dove si manifesta maggiormente l’incontro/scontro tra la violenza noise dei primordi e il volto stilisico dei Nostri oggi. C’è anche “Non Gioco Più” di Mina, già presente nell’EP “Fingendo la poesia”. L’inedito “Il pregiudizio” è sicuramente da avvicinare alle ultime produzioni dei Marlene, quindi difficilmente piacerà ai fan più oltranzisti: è una canzone diretta, quasi “pop” (mi si passi il termine) nel ritornello, che però non scade mai nella banalità, sorretta da un testo “alla Godano” che fa riflettere. A chiudere troviamo la cover di “Impressioni di settembre” brano, per chi non lo sapesse (ma ce ne sono? –ce ne sono eccome purtroppo, ndJ³-, ndr) della PFM: difficile non sentirsi rapiti e meravigliati da come i Marlene sappiano tradurre con il loro linguaggio il cantautorato italiano dei tempi d’oro.

Cosa dire del primo best of dei Marlene Kuntz? Che è un disco che traccia con poche ma precise pennellate un viaggio durato quindici anni, un viaggio che ha visto la creatura “Marlene” cambiare ed evolversi: chi non ha apprezzato questo cambiamento, si perde tutta la bellezza che sta nel viaggiare senza sapere dove il cammino porti, e con essa l’emozione per nuovi lidi inesplorati.

Renato Ferreri

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