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Quando registri a Nashville insieme a Brendan O’Brien significa solo una cosa: stai cercando di esplodere sul mercato mainstream. E’ questo che cercano di fare gli Anberlin, decisi a lasciarsi alle spalle una gavetta di tutto rispetto che ha nel 2007, dopo la firma del contratto con la Republic, portato i suoi frutti.
Gli ingredienti per un successo ci sono tutti: la voce riconoscibile e versatile del bravo Stephen Christian, un’ampia varietà di ritmiche, diversi ritornelli radio friendly, una produzione impeccabile e una strizzatina d’occhio al pop qua e là che rende il disco fruibile anche da chi mastica a malapena U2 e Kings Of Leon. Certo gli echi dei Cure nel primo singolo “Impossible” con tanto di batteria e synth anni ottanta, l’alternative di “Closer” che piacerà anche agli appassionati di 30 Seconds To Mars e affini, dimostra come gli Anberlin non abbiano voluto lasciare nulla al caso a questo giro. In sostanza “Dark Is The Way: Light Is A Place” è un lavoro di maniera che, a discapito della spontaneità, marcia sull’immediatezza e sulla facilità d’ascolto. Piacevole, ma non certo un album che invoglia a premere play molte volte.
Paolo Sisa