Bacco perbacco – Un Kilo – Occhi – Quanti anni ho – Cuba Libre – E’ delicato – L’amore è nell’aria – Pronto – Let it shine – Troppa fedeltà – E di grazia plena
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Chi non lo sopporta, continuerà a farlo e chi lo ama invece griderà al miracolo. Succede così puntualmente ad ogni uscita di Zucchero. La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo. Senza dubbio, la prima bella notizia è che Sugar ha abbandonato quei suoni elettronici che ne avevano un po’ caratterizzato le ultime uscite. Il ritorno verso sonorità più consone alla carriera del blues man italiano si era già intuito al momento dell’uscita dell’album di duetti “Zu & Co.”, in cui i suoi classici venivano suonati dalle tante star che amano il nostro cantante più conosciuto all’estero. L’uscita di “Fly” conferma questa tendenza. Lanciato dal singolo “Bacco perbacco”, che poteva stare tranquillamente in “Spirito Divino”, l’album scorre veloce e si ascolta davvero volentieri. I testi sono il solito connubio di non sense, giochi di parole come nel caso di “Un Kilo” (Che dici è tutto rock – e invece avanti oh pop) e testi ad alta carica emotiva come la splendida “Occhi” o “E Di Grazia Plena”. I detrattori potrebbero sottolineare il fatto che l’album parta alla grande, per poi calare alla distanza e perdere ritmo con l’andare dei pezzi. Inoltre, come spesso è capitato a Zucchero in carriera, alcune idee sanno di già sentito, a volte da altri e a volte persino dall’autore stesso (autocitazioni?). Per esempio le strofe mi piace la lasagna – e poi mi piaci tu – un po’ di marijuana – sotto il cielo blu, oltre ad essere grottesca già di per sé, suona davvero come uno scimmiottamento di Manu Chao che forse si poteva davvero evitare.
L.G.