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Che il quarto disco di Anthony Hegarty sia anche il suo più ambizioso lo s’intuisce immediatamente dalla sua presentazione grafico – letteraria: il libretto di 144 pagine d’accompagnamento, infatti, include scritti, fotografie e disegni tutti realizzati da Anthony stesso.
Purtroppo il contenuto musicale non si rivela all’altezza di tale dispiego di forze; siamo dalle parti del precedente “The Crying Light”, solo con qualche bagliore luminoso in più e un rinnovato interesse per l’orchestrazione che, a onor del vero, rimane comunque relegato in pochi episodi (la conclusiva “Christina’s Farm”, ad esempio). Armonie più chiare, un canto che conserva le caratteristiche di sempre, all’incrocio fra timbro operistico e crooner anni Cinquanta, minimalismo pianistico profuso a piene mani, testi fra l’ironico l’onirico (Salt Silver Oxygen): ingredienti ormai consueti. Ai fan piacerà moderatamente, ma “Swanlights” è comunque piuttosto lontano dalle migliori opere di Anthony And The Johnsons.
Stefano Masnaghetti