Daft Punk Random Access Memories

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Per me la delusione dell’anno. O, in generale, una delle delusioni discografiche più grosse di sempre. Non tanto perché Random Access Memories dei Daft Punk sia un album ‘brutto’ ma perché è tutta aria fritta. Finito l’ascolto, purtroppo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “vabbeh ma a che mi serve?”. Il bello del disco alla fine è stato l’hype. Io questi due li ho sempre seguiti eh, in prima liceo c’era Homework, me lo ascoltavo andando in giro per Milano e mi sentivo tutto obliquo, sono contento che i Daft siano diventati delle istituzioni ma francamente mi ha stupito l’esaltazione fotta generale globale che c’è per questa nuova release.

Capisco la gioia degli addetti ai lavori per le interviste a Moroder e Rodgers, l’idea di essere passati a suoni analogici (soprattutto la batteria), tutto l’immaginario che ci avevano creato intorno ma…boh? A conti fatti mi sono divertito più a vedere quelle interviste su Youtube che ad ascoltare il cd. Perché il disco, pace all’anima sua e alla sua produzione galattica da perdersi dentro agli auricolari, è una bella rottura di palle. Non mi è piaciuto primo perché, tipo, non ci sono i Daft Punk. Quale sarebbe il loro apporto? Il vocoder ogni tanto? E non venitemi a dire cose tipo “l’anima del disco è 100% Daft Punk” perché non è vero: è un album soft pop/soul e giù di lì. E va benissimo eh, è un lavoro certosino, ma io mi aspettavo più azione. Sono riusciti a creare un connubio migliore tra analogico ed elettronico con la colonna sonora di Tron Legacy, ma proprio a mani basse. Quindi ascolti e cosa c’è? La prima canzone sono tipo gli Earth Wind And Fire col vocoder, e vabbeh. Poi c’è quella con Moroder che parla e io non capisco la gente cosa si strappi le mutande a fare. Detto per inciso, tutte ste robe anni ’70, Moroder, Chic cazzi e mazzi ormai si possono ascoltare facilmente, quindi il solo concetto di “recuperare sonorità vintage” non dovrebbe farvi slacciare i pantaloni dalla gioia. Quello che mi aspettavo era una produzione con Moroder, non lui che racconta la sua vita e poi mi parte un giro di synth. Cosa mi lascia? Ha molto più senso Rodgers che suona la chitarra come solo lui sa fare. Il pezzo con Moroder non ricorda manco le sue produzioni più famose, tipo Donna Summer, Japan, Bowie, Simple Minds, Human League…
Ma andiamo avanti. Ma sinceramente uno vale l’altro, sono tutti lentoni! Il pezzo drum’n synth finale è superfigo, questo lo concedo, ma il resto? C’è un brano in cui sembrano gli Air con Kanye West autotunato che canta, un altro che sembra di Justin Timberlake. Approposito. Vaffanculo. Ma qualcuno ha per caso ascoltato The 20/20 Experience di Timberlake? Se vi viene da sbroccare per il “recupero di sonorità vintage” dei Daft Punk abbiate l’onestà intellettuale di spararvi l’ultimo di Justin: è jazz soul funk pop contestualizzato nel 2013 ma fatto coi controzebedei, un lavoro molto più denso e molto meno dispersivo. Per chiudere, “Get Lucky”. Rimane un pezzo eccezionale, canzone dell’anno, singolo dell’estate e lo ascolterò fino alla fine dei miei giorni, ma nella versione da 6 minuti riesce a deludere. Efficace (molto) l’intro estesa ma sarebbe stata apprezzata anche una coda estesa…invece viene dilatata la parte centrale col ritornello ripetuto altre 3323 volte, ritardando troppo la parte col vocoder.

Totalmente ingiustificati i voti stratosferici che fioccano in giro. Poi vedi i Daft Punk al GP di Montecarlo, vedi la Lotus di Raikkonen customizzata Daft Punk e capisci dove stanno andando i soldi della Columbia Records. Ripeto: non capisco questo clamore assoluto. L’album è fatto bene, molto bene. C’è una ricerca dei dettagli impressionanti, la produzione blah blah ma questo, per quanto mi riguarda e’ il contorno. Cioè dai, i pezzi dove sono? Sfido chiunque a trovarmi qualcosa di buono sulle canzoni, a parte “Get Lucky” che è un centro pieno. Cavolo, Discovery era un lavoro commerciale ma comunque fatto secondo i loro canoni e sfornava singoli manco fossero brioches. Homework era house con capolavori su capolavori (Burnin’, Da Funk, Around The World….). Troppo hype, troppo pompato dalla casa discografica, troppo incensato solo per il contorno. Il penultimo degli Scissor Sisters, l’ultimo dei Goldfrapp che diamine era tutto tastieroni anni ’80, quelli sì che funzionavano come dischi retrò ma non ci ho mica visto intorno tutta questa fotta…

Marco Brambilla

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