[Dance/Funk] Marmaduke Duke – Duke Pandemonium (2009)
Heartburn – Everybody Dance – Silhouettes – Music Show – Kid Gloves – Demon – Erotic Robotic – Je Suis Un Funky Homme – Rubber Lover – Skin The Mofo
http://www.themarmadukeduke.com
http://www.14thfloorrecords.com
Secondo disco per il progetto messo in piedi da The Atmosphere (aka Simon Neil dei Biffy Clyro) e The Dragon (aka JP Reid dei Sucioperro), “Duke Pandemonium” esce a quattro anni di distanza dal debutto “The Magnificent Duke”, capitolo mediano di una trilogia che dovrebbe concludersi con “Death Of The Duke”, atteso in un futuro ancora imprecisato. In ogni caso non credo che a molti interessi tale fantomatico concept, quindi è meglio passare direttamente alla musica, che, dato il genere proposto, è tutto ciò che conta.
In questo senso “Duke Pandemonium” è un’opera interessante, pur distando anni luce da qualsivoglia concetto di “capolavoro” o di “lavoro imprescindibile” o roba del genere. Il duo scozzese ha deciso di tagliare gran parte delle sperimentazioni che infarcivano il debutto, optando per canzoni più dirette, meno rock e parecchio ballabili. A convincere maggiormente sono, infatti, gli episodi più veloci e improntati a una disco music intrisa di funk bianco. Tantissimi, quindi, i riferimenti ai Talking Heads, soprattutto in brani quali “Everybody Dance” e “Je Suis Un Funky Homme”, in cui il suono di chitarra reso famoso da David Byrne e soci viene semplificato e fatto rollare in arrangiamenti lineari e permeati da scosse elettroniche, che non si segnalano per gran fantasia, ma sono certamente molto, molto efficaci. Una capacità nel trovare il giusto groove che viene ribadita in “Music Show”, intro drum’n’bass e poi ancora tanta effettistica funky, e soprattutto in “Demon”, ibrido tra rock stonato, slanci etnico – percussivi e, questa volta, p-funk di marca Funkadelic. Non così azzeccata è la ballad del disco, “Kid Gloves”, sorta di placido wave – rock aggiornato agli anni 00 che non coinvolge, così come l’ibrido fra rock e hip – hop di “Erotic Robotic”, altro momento da dimenticare.
Ma “Duke Pandemonium”, nel complesso, regge egregiamente, grazie anche ad un buon equilibrio fra elettrica degli strumenti ed elettronica degli effetti, e risulta un disco perfetto per una serata in discoteca. E se la qualità media della musica pompata sui dancefloor fosse questa, vivremmo sicuramente in un mondo migliore.
Stefano Masnaghetti