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Anticipato dall’hype suscitato dai singoli “Wonderful Life” e “Better Than Love”, esce il disco d’esordio degli inglesi Hurts, “Happiness”. Il duo di Manchester formato dal cantante Theo Hutchcraft e dal tastierista Adam Anderson si presenta alla prova del fuoco con un album ben prodotto e curato nei dettagli, da cui però traspaiono quelli che erano già sembrati i limiti della band.
“Happiness” è un puro disco di synth pop anni ’80, tanto che se ci ritrovassimo ad ascoltarne i brani senza nessun riferimento agli autori, faticheremmo a collocarlo in questa fine 2010 così priva di ispirazione da cercare come costante punto di riferimento il passato. Non che ci sia nulla di male, in operazioni del genere, ma un po’ di coraggio in più da Theo e Adam ce lo saremmo potuti aspettare, a essere sinceri.
I due singoli rimangono i momenti più riusciti dell’album e del resto non mancano altre tracce piacevoli, ma gli Hurts non riescono a spingersi oltre e finiscono per appiattirsi su uno standard che su lungo periodo rasenta la monotonia (vedi brani come “Blood, Tears & Gold”). Anche il pubblicizzato duetto con Kylie Minogue in “Devotion” fatica a emozionare e a fine ascolto emerge una chiara sensazione di stanchezza. Insomma, l’album per quanto noiosetto è ascoltabile, i due le carte in regola ce l’hanno e la cura che riservano alla propria immagine potrebbe giovare alla loro popolarità. Ma per il futuro è lecito aspettarsi di meglio.
Marco Agustoni