The Valley – Red Carpet Massacre – Nite Runner – Falling Down – Box Full O' Honey – Skin Divers – Tempted – Tricked Out – Zoom In – She's Too Much – Dirty Great Monster – Last Man Standing
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Ecco, l'hanno fatto di nuovo. Nel 1992 i Duran Duran, dopo qualche anno artisticamente interessante ma non ai livelli della gloria dei primi anni '80, tornarono alla ribalta con The Wedding Album (quello di 'Ordinary World' e 'Come Undone') per poi perdersi nell'oblio di un disco di cover (Thank You) non capito dalla critica e ignorato dal pubblico ma molto desiderato dalla band. Ora come allora, dopo lo sfolgorante comeback di Astronaut (2004) la band inglese ritorna con un album difficile, non convenzionale e incredibilmente distante dal disco della reunion. Scelta commercialmente pericolosa ma anche segno di coraggio da parte di gente che ha già avuto tutto.
Già la nascita del disco è stata piuttosto travagliata: completato originariamente dopo l'ultimo tour e battezzato 'Reportage', il disco è stato riscritto e rimaneggiato completamente in seguito all'uscita dal gruppo del chitarrista Andy Taylor e dopo la decisione di collaborare con Timbaland e Justin Timberlake per qualche pezzo. Il risultato? Scordatevi il sound rock e caldo, le schitarrate, i cori uplifting di Astronaut. Se con quel disco l'obbiettivo era farvi cantare ricordando i tempi solari di Rio (1982) con la band in giro per il mondo come avventurieri, qua la band vuole farvi muovere la testa al ritmo del beat elettronico mentre portate in BMW la vostra ragazza modella nel locale più cool della città. Insomma, qualcosa di più ricercato. Filosoficamente il sound è molto vicino agli esordi della band, alle atmosfere notturne e ricercate, ai club…ovviamente però il messaggio non è trasmesso con lo stile della new wave/art rock di quasi trent'anni fa ma con il minimalismo elettronico e i beat della drum machine. Un tipo di sound che curiosamente è già stato sperimentato dalla band nei suoi dischi meno acclamanti (Big Thing, Medazzaland, Pop Trash) ma che ora ritorna con la spinta in più del produttore più cool del momento. L'apporto di Timbaland si sente soprattutto nelle percussioni: offre alla band un suono fresco e inconsueto ma che alle orecchie di qualcuno potrebbe suonare troppo 'americano' per Simon LeBon e soci.
Il disco si apre con un pezzo decisamente da discoteca con basso e batteria elettronici che creano una base costante per un progressivo incastro di sintetizzatori ipnotici mentre Simon canta in maniera incessante fino alla sorpresa del break centrale con assolo di basso di John Taylor, poi il ritornello si ripete un altro paio di volte con il pezzo ormai che viaggia nel pieno della gloria dance. La title track è il pezzo più tirato dell'album: un'intro molto notturna apre le danze a un pezzo di rock elettronico con un sintetizzatore distorto continuo e Simon che urla il ritornello con la voce filtrata. Il pezzo alza il giri e spiana la strada per la parte più commerciale dell'album. 'Nite Runner' viaggia sulle percussioni tamarre di Timbaland mentre la doppia voce di LeBon/Timberlake si alterna a quella di produttore per il pezzo più particolare dell'album: techno dance molto vicina ai gusti americani del momento. Completamente diverso il primo singolo e video 'Falling Down', prodotto da Timberlake e molto vicino al sound della sua hit 'What Goes Around (Comes Around)'. Una storia tragico/romantica cantata su una base minimalista accompagnata da un collage di chitarre e con un ritornello magico e sognante. 'Box Full O'Honey' è il pesce fuor d'acqua: una ballata con chitarra acustica e pianoforte che riscalda un po' il sound del disco. Torna Timbaland in 'Skin Divers', un pezzo di pop elettronico che sembra quasi un duello tra la voce melodica dei DD e l'mc dell'americano: questo è il pezzo più riconducibile alle collaborazioni di Timbaland, come Nelly Furtado, pieno di suoi trademark come le voci usate come strumenti. Segue la techno di 'Tempted' che, assieme alla frenetica strumentale 'Tricked Out' (tra riff rock e synth incontrollati) porta il disco all'apice dell'atmosfera notturna. Dopo l'ultima collaborazione di Timbaland per 'Zoom In', il cd prende una piega decisamente più melodica con 'She's Too Much'. Finale soft rock più consono ai DD, con pure un buon assolo di sax in 'Dirty Great Monster' e una batteria più 'viva' nella finale 'Last Man Standing'.
Un album decisamente inaspettato e tanto ruffiano quanto coraggioso: il sound techno e l'apporto di Timbaland sarà accettato dai fans? Il resto del mondo accetterà il sound tanto inflazionato del momento (Nelly Furtado, Timberlake, Pussycat Dolls…) in mano a dei vecchietti stilosi? Paura e panico, cosa succederà?
M.B.