“Guerra e pace”. Bianco e nero. Yin e Yang. Il tema ritorna nella scelta dei primi singoli del nuovo album di Fabri Fibra, ovvero “Pronti, partenza, via!” e la title track, che ne incarnano le due anime portanti, con un brano più scanzonato e uno più riflessivo. Ma come nella filosofia orientale, gli opposti non sono mai distinti, bensì si compenetrano. E così l’mc di Senigallia riesce a essere introspettivo anche nei pezzi “party” e a sbragare pure in quelli più seri. Alle volte basta una rima e le acque si confondono. Allo stesso modo, proprio quando le rime si fanno più astratte, all’apparenza slegate dal contesto del brano in cui sono inserite, rivelano invece dettagli significativi. E forse è proprio questa la cifra stilistica del settimo disco solista di Fibra.
In “Guerra e pace” Fibra porta avanti il suo flusso di coscienza fatto di ossessioni, sottili paranoie, invettive, qui per lo più contro i politici e la burocrazia, ma anche gli organi di informazione si prendono la loro dose in “Non credo ai media”. Non manca, ovviamente, il consueto gusto per la provocazione e, qualche volta, per l’attacco personale, ma in questo senso è programmatica “A me di te”, in cui Fibra ci va giù pesante ma al contempo canta “È solo un gioco, ma in pochi lo capiscono”. Si spazia dal rap più classico a incursioni nell’elettronica e nella musica da club, come in “Frank Sinatra” e “Centoquindici”, ma forse a spiccare è la collaborazione con Neffa in “Panico”. L’insieme è abbastanza eterogeneo da tenere l’ascoltatore con le cuffie ben salde in testa, anche se forse sfoltire la tracklist di un paio di episodi non avrebbe guastato sull’impatto finale.
Marco Agustoni
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