A più di dieci anni dalla sua scomparsa il compianto cantautore genovese continua a far parlare di sé, e, puntuale come ogni anno, nel periodo natalizio compare nei negozi un disco a suo nome o in sua memoria. Operazioni di sicuro interesse per tutti gli appassionati di Faber, ma mi domando cosa avrebbe detto lui se gli avessero detto che dopo la sua morte la sua immagine sarebbe stata iconizzata fino a questo punto.
Ma lasciamo da parte le domande alle quali non potremo mai avere una risposta, e passiamo all’analisi di questa nuova opera. Il direttore della celeberrima London Symphony Orchestra ha eseguito un lavoro sopraffino, prendendo le parti vocali di Fabrizio, riarrangiando in veste sinfonica le musiche dei suoi brani e mixando il tutto con estrema perizia. Il risultato sono dieci pezzi forse fra i meno noti alle masse ma fra i più profondi ed introspettivi scritti dal cantautore, che rinascono in una nuova ed originale veste, senza perdere nulla della loro impronta distintiva, ma conservando intatta la loro carica e la loro energia interna, e guadagnando anzi dalla potenza e dall’intensità che un’intera orchestra sinfonica è in grado di fornire.
Gli spunti orchestrali sono sempre adatti alle atmosfere create dalla calda voce di Faber, mai eccessivi, e anzi sempre perfettamente amalgamati con la struttura delle singole canzoni, fornendo spunti interessanti e mettendo in risalto i passaggi più intensi e ricchi di emozioni.
Un ottimo lavoro, magari non adatto a chi si vuole avvicinare per la prima volta all’opera di De Andrè, ma che sicuramente delizierà le orecchie di tutti gli innumerevoli appassionati della sua arte.
Corrado Riva