Ecco. “Il Soprendente Album D’Esordio Dei Cani“‘.
Mai gruppo ha reso più semplice il dover recensire un disco d’esordio, dove, appunto, a seconda della quantità di consensi/critiche raccolti/e si comincia a pianficare il percorso passo per passo. C’è da dire che I Cani (o Il Cane dato che dietro allo pseudonimo si cela una sola persona che nei live, come il primo al Miami, viene accompagnata da una vera e propria band) a livello di strategia comunicativa non hanno sbagliato una mossa; dal lasciare il dubbio su chi si celi dietro all’identità del gruppo sino alla conquista dei social network, Facebook su tutti. E’ stato un vero e proprio passaparola quello che ha dato la visibilità al gruppo che, in questo momento, quantomeno sulla scena alternativa italiana, è sulla bocca di tutti. Sul fatto, si potrebbe sinceramente pensare di scrivere un piccolo manuale dal titolo ‘La Conquista Del Social Network‘.
Influenze e fonti d’ispirazione sono sicuramente innumerevoli, ma sicuramente divisibili in due macro-aree: la prima è, ovviamente, quella musicale mentre la seconda riguarda la dimensione sociale; nel primo caso si possono trovare numerose influenze tanto da sembrar banali a dover citare per forza i soliti tre-quattro nomi appartenenti alla ‘scena indie’. Le sonorità presenti all’interno del disco sono molte e a volte anche dissonanti tra loro, ma, incastrate a dovere, ottengono un effetto di novità e sopresa in chi si appresta a sentire il disco. La dimensione sociale è sfruttata soprattutto attraverso i testi, sia per i numerosi riferimenti ai social network (Facebook, Flickr), ad oggetti tecnologico-modaioli (Mac Book Pro), a personaggi (David Foster Wallace, Wes Anderson, Robert Johnston) appartenenti ad una cultura ben delineata a cui il disco si riferisce e strizza l’occhio, ma anche (un po’) caricaturizza. Ecco come, “Il Sorprendente Album D’Esordio Dei Cani” rimane fedele al proprio titolo; in un momento in cui la situazione indie in Italia vanta un grande numero di seguaci (siano essi true fans o hipster) una band come I Cani può dare davvero una scossa ad un movimento in cui, spesso, ci si trova davanti ad un grande numero di promesse non mantenute o di ‘star wannabe’ che entrano in un circolo vizioso in cui altro non fanno che rigirare su se stessi.
Un buon disco, sicuramente un sorprendente esordio, che ha lasciato tutti abbastanza incuriositi, con un appunto da fare però; l’argomento ‘hipster fighi che cantano di cose di hipster meno fighi‘ è esaurito; con il tempo, ci aspettiamo di poter raccontare di un altro sorprendente disco de I Cani che abbia una varietà di tematiche al suo interno. Detto questo, un ascolto ed un sorriso, lo si fa.
Federico Croci