Johnny Marr ha di recente pubblicato il suo ultimo lavoro, “Playland”, non lontano nel tempo dal precedente “The Messenger”. C’è di più: ha scritto l’ennesima hit di grande successo radiofonico, con un titolo emblematico per l’operazione stessa. “Easy Money”.
La tradizione è piena di esempi affini. I Pink Floyd di “Money” o i Dire Straits di “Money for Nothing”, per citarne di illustri. Johnny Marr, chitarrista degli Smiths, dal canto suo gode di coerenza e autorevolezza: gli Smiths hanno «guidato la controcultura di sinistra inglese negli anni’80», hanno sempre avuto un punto di vista sociale e politico. E oggi non è diverso.
Con sdegno “Easy Money” irrompe sul mercato del piattume pop, in cui il punto di vista politico è fuori moda. Sulla società odierna, ha detto: «Le persone hanno paura». Le scosse del sistema sono sciami sismici economici. Il dio denaro è onnipotente ed ebbro, nel suo delirio terminale. E Marr, lui stesso non è esente da colpe, perché è parte del sistema. Fino a che punto la seduzione della melodia è il mezzo adatto per parlare di attualità con credibilità? È il cortocircuito di sempre, raccontato con una serie di canzoni destinate al successo.
Se ciò che conta è la musica il disco di Marr suona bene. “Back in the Box”, “Candidate”, “25 Hours” sono altri brani ben scritti. Il songwriting è schietto, efficace; mai distratto. Prevedibile l’influenza del Regno Unito new wave – più Cure che Smiths – e brit-rock. Le tracce dei Joy Division non si limitano ai titoli. Tornano negli organi striminziti che contrappuntano talvolta il cantato. Mai freddi; semmai fiochi. “Speak Out Reach Out” e “Boys Get Straight” confermano che Marr non ha una voce indimenticabile – dovrà pur esserci qualche imperfezione, no? Drums and bass serrati portano a “This Tension”, altro potenziale singolo radiofonico. Neanche il finale smentisce.
Questo lavoro lo conferma. Marr fa sul serio. Non è qui per cullarsi sugli allori. E troppe volte è stato snobbato – come quando ammette che una reunion degli Smiths è impensabile. C’è lui, ora, a pubblicare musica con serietà e consapevolezza. Con uno stile pulito, pragmatico, da professionista navigato. Che dire? It’s just pop music, but it sounds good.