Kaufman – Le Tempeste Che Abbiamo

kaufman-le-tempeste-che-abbiamo-recensione

Parto da un difetto, il più grosso, nonchè peccato mortale di questo lavoro dei Kaufman, perché altrimenti questa recensione potrebbe assomigliare più al diario di una quattordicenne che ad un’analisi critica. “Le Tempeste Che Abbiamo” è uno specchio, di quelli del Luna Park che un po’ distorce la percezione. Leggi Kaufman, parte il disco e senti Raina. Già, Alessandro Raina, ex Giardini di Mirò, ex Amor Fou. La sua mano come produttore e musicista all’interno dell’album è decisamente pesante. È una figura ingombrante che aleggia su tutto il lavoro.
Dico questo perché è il punto debole che potrebbe far storcere il naso ai più e non permettere una visione completa del quadro. Un’opera che la band bresciana invece ha dipinto magistralmente, inanellando dieci pezzi dalla fattura pregiata. Il trittico d’apertura – “Alieni”, “Modigliani”, “Il Manifesto Struggente Di Giovani Vampiri” – assomiglia, per l’appunto, ad un rapimento extraterreste. Tre brani che portano su un altro pianeta, quello delle belle canzoni che non ci si stanca mai di cantare. L’album procede attraverso immagini nitide a tinte fosche, come un film che è sì struggente, ma allo stesso tempo cattura. Tra “Zombie”, “Kryptonite” e “Rivoluzioni Francesi”, ci si muove tra immagini e citazioni rischiose che però non appesantiscono o scalfiscono l’ottimo lavoro anche nella scrittura dei testi.

Un disco che è la colonna sonora perfetta di una vita travagliata ma che non smette di lottare, con la voce di Lorenzo in grado di toccare corde importanti nell’anima di chi ascolta. Nonostante alcuni cambi di elementi i Kaufman aggiungono un tassello importante nella loro strada verso la maturità. Una strada che ha bisogno di svincolarsi dall’ombra stupenda e pesante di un qualcosa che è già stato, per definirsi in pieno a loro immagine costituita.

[youtube A6uhsggkVmw nolink]

Lascia un commento