[Leggera] Francesco De Gregori – Per Brevità Chiamato Artista (2008)
Per brevità chiamato artista – Finestre rotte – Celebrazione – Volavola – Ogni giorno di pioggia che Dio manda in terra – L’angelo di Lyon – Carne umana per colazione – L’imperfetto – L’infinito
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È arrivato nei negozi di dischi il 23 di maggio il nuovo attesissimo disco di Francesco De Gregori “Per brevità chiamato artista”, titolo con cui il cantautore ironizza sul linguaggio burocratico del suo primo contratto discografico. Un titolo che forse inconsapevolmente preannuncia anche la “brevità” di un cd che gira nel lettore per poco più di una mezz’oretta con 9 brani che fanno la felicità del fan italiano medio che ormai sempre più spesso si vede costretto ad accontentarsi di un paio di inediti inseriti in qualche doppia raccolta di grandi successi (una volta quando uno non ce la faceva a fare più di 2 pezzi all’anno di usavano i 45 giri e non 2 cd da 80 minuti ndr.).
Come dicevamo 9 brani tra cui almeno un paio davvero ben riusciti e una cover, “L’angelo di Lyon”, versione italiana firmata da Luigi Grechi di un brano di Tom Russell e Steve Young. A farla da padrone sono sonorità folk che però non disdegnano incisi di chitarra elettrica e organo affiancati al suono più naturale del pianoforte, della chitarra e degli archi. Un sound che risente molto del periodo in cui i pezzi hanno visto la luce: negli intermezzi del tour teatrale tenuto lo scorso anno dal cantautore.
La scaletta si apre con “Per brevità chiamato artista”, brano simbolo dell’album, scelto come singolo di lancio e certamente quello che riesce meglio di tutti a sintetizzare le varie anime del cantautore, il suo passato e le sue produzioni più recenti anche se in verità lascia una vaga sensazione di inconsistenza. Seguono “Finestre rotte”, un brano che scorre via senza lasciare troppo il segno pur non mostrando pecche particolari, e “Celebrazione” il pezzo che ha suscitato tante polemiche tra chi, negli ultimi 40 anni, non si è accorto che De Gregori non è mai stato un cantautore di sinistra particolarmente allineato, ricordando il suo punto di vista sul ’68 e in particolare sulla celebrazione di un epoca di cui decisamente non condivide lo spirito. In realtà i pezzo è tra quelli più orecchiabili dell’album. Possiamo tranquillamente sorvolare su “Volavola” (scusate il gioco di parole) e anche su “Ogni giorno di pioggia che Dio manda in terra”. Una piacevole sorpresa si ha invece con “L’angelo di Lyon”, brano firmato dal fratello Luigi, in arte Luigi Grechi e già autore de “Il bandito e il campione”,una bella storia d’amore, un racconto poetico e struggente.
Dalla poesia si passa alla critica sociale con “Carne umana per colazione”, cui però manca l’energia necessaria per graffiare davvero e quindi si riduce un po’ ad un atto d’accusa generico e pretestuoso. Intrigante il gioco letterario che si muove sulle note di “Imperfetto”prima del sospiro di sollievo finale: “L’infinito”, il capolavoro che salva il disco con un canto leggero e profondo allo stesso tempo e una poesia che si mette a confronto con il tema dell’inesorabile concludersi dei nostri giorni, un evento drammatico ma vissuto con serenità… “Alle mie spalle il giorno Si stava consumando ed ho provato un poco di tristezza ma nemmeno tanto”.
ALE.M.