Per un passato migliore è il nuovo album dei Ministri, atteso per più di due anni dai fan della band milanese. Ormai a tutti gli effetti gruppo portavoce della scena alternativa (se così vogliamo chiamarla) nostrana. Una scena nata nelle cantine, portata in giro per tutta l’Italia in ogni locale e arrivata finalmente a riempire i palazzetti. Ne è l’esempio la data casalinga che vede un Alcatraz sold out. I meriti vanno riconosciuti soprattutto per quello che i Ministri sanno dimostrare dal vivo. I loro concerti sono un muro di suono contro cui ci si schianta inevitabilmente. Impossibile uscirne non grondanti di sudore.
Per un passato migliore segna un ritorno alle origini per la band, origini riviste e ripulite. Già perché nel disco si apprezza una certa “attenzione” nella produzione. L’impatto di suono e volume è notevole e la cura si nota, al punto che potrebbe quasi ingannare. Potrebbe sembrare il disco più leggero, più “pop” della band. Bastano i primi pezzi però a far capire quale sarà il livello di intensità: Mammut, Comunque e Le Nostre Condizioni non lasciano spazio per prendere il fiato.
Lo stile dei Ministri rimane assolutamente riconoscibile in quello che se da una parte è il loro marchio di fabbrica, dall’altro è il loro punto debole nel non sapere variare più di tanto dagli stilemi che si sono cuciti addosso. Si prosegue con un’alternanza di brani più adrenalinici (da segnalare il secondo singolo estratto “Spingere”) ed altri in cui la voce e l’apertura melodica hanno più spazio. In particolare l’acustica “Una Palude” che chiude il disco emerge eccome, possiamo scommettere sarà un loro punto forte nei live per moltissimi anni. In generale un buon lavoro anche se non aggiunge molto a quello che fino a qui hanno saputo dire anzi, perde in fase di scrittura dei testi. L’enorme successo che stanno raggiungendo è sicuramente meritato speriamo che sappiano sfruttarlo al meglio e non adagiarcisi troppo sopra…
Giuseppe Guidotti