Io posso dire la mia sugli uomini – La bella strada – Il movimento del dare – Primavera – Il re di chi ama troppo – Fino a che non finisce – Io cosa sarò – Cuore di pace – Capelli rossi – Il sogno di Ali
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Quando mi hanno detto che “Il movimento del dare” era il primo album di inediti firmato da Fiorella Mannoia da sette anni a questa parte ho pensato che si stavano sbagliando. E invece a pensarci bene in questi anni l’abbiamo vista impegnata in diversi progetti ma mai in un lavoro del tutto nuovo. Ora torna e lo fa, come è naturale che sia, in grande stile con un album all’altezza di una delle migliori interpreti del panorama musicale italiano.
È la title track la vera chiave per capire il nuovo lavoro della Mannoia. “Il movimento del dare”, scritta da Franco Battiato, è senza dubbio il brano centrale del disco: intenso, armonioso e denso di emozioni come la voce di Fiorella che si fonde con quella di Battiato in un duetto davvero affascinante. Altra collaborazione intrigante anche se forse meno riuscita è “Io posso dire la mia sugli uomini” scritta da Luciano Ligabue che richiama alla memoria la ben più emozionante “Quello che le donne non dicono” di Enrico Ruggeri. Un brano intenso ma che soprattutto nella prima parte sembra un po’ troppo “alla Ligabue” mentre nel finale la voce di Fiorella prende il sopravvento e riesce a fare veramente proprio il testo. Nel disco troviamo però anche altre firme eccellenti come quella di Ivano Fossati in “La bella strada” che però non convince fino in fondo e dove la voce della Mannoia non sembra riuscire a trovare gli spazzi giusti per esprimersi al meglio. “Io cosa sarò” invece porta la firma di Jovanotti e anche in questo caso le linee vocali sembrano un po’ sacrificate e viene da pensare che forse sarebbe stata più adatta ad essere cantata dallo stesso autore.
Decisamente su un’altro livello troviamo invece “Il re di chi ama troppo” brano in cui Fiorella Mannoia duetta con Tiziano Ferro in uno dei momenti più intensi dell’album con le due voci perfettamente amalgamate. Dolcissima la chiusura dell’album con “Capelli rossi”, delicato e romantico pezzo firmato da Pino Daniele, e infine con “Il sogno di Ali”, di Piero Fabrizi, una lunga ninnananna che sfuma delicatamente verso una coda musicale.
Insomma davvero un disco di gran classe come ci si può aspettare da un’interprete appassionata, impegnata e affascinante come Fiorella Mannoia. È davvero valsa la pena aspettare così a lungo.
Alessandro Mornati