If I Never See Your Face Again – Makes Me Wonder – Little of Your Time – Wake Up Call – Won’t Go Home Without You – Nothing Lasts Forever – Can’t Stop – Goodnight Goodnight – Not Falling Apart – Kiwi – Better That We Break – Back at Your Door
http://www.maroon5.com/
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E’ diventato quasi noioso navigare nel mare delle uscite pseudo-rock inglesi e pop americane, quelle che pare debbano illuminare da un momento all’altro una scena che è diventata sempre più inflazionata a causa della mania di mettere sul piedistallo 4/5 band esordienti, per poi cannarle via qualche mese dopo per fare spazio ad altri e via di seguito. Succede però che prima o poi le 4/5 originarie tornano col nuovo disco: spesso sono dolori, sempre non ci cambia la vita, ogni tanto non va poi così male.
Ed ecco che, dopo gli Arctic Monkeys e i Maximo Park, anche i Maroon 5 mettono qualcosa di personale e non di preconfezionato in una loro release. Siamo di fronte a pop canonico, infarcito però di spunti che risultano essere anche interessanti. Richiami a Prince, ai Talking Heads e addirittura allo Sting più sofisticato; pop che comunque non risulta piatto se non in qualche passaggio fatto apposta per le tv, ma che denota come dicevamo l’emergere di un sound riconducibile alla band americana. Adam Levine si esprime su buoni livelli per tutto il disco, è lui l’istrione che coordina i movimenti del gruppo, particolarmente riusciti sul singolo “Makes Me Wonder”, la ballad “Better Than We Break” e la schizzata “Kiwi”.
Un disco che passa tutto sommato, senza aver troppi cali di tono. Poteva andare molto peggio!
P.N.