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All the way from South Africa i Parlotones tentano l’arrembaggio alla corazzata Europa saltando sul primo treno utile per non perdere l’appuntamento con l’occasione che potrebbe consentirgli di fare il botto. I mondiali del 2010, che proprio in terra sudafricana prendono residenza in questa edizione, sono il momento giusto per farsi conoscere anche al di fuori dei confini patri dove oramai un certo successo sembra essere stato raggiunto.
Dal 2003, anno in cui il quartetto ha intrapreso il cammino, la band ha scalato con relativa velocità le classifiche fino a totalizzare vendite superiori ad Oasis, The Killers e Coldplay messi insieme, raggiungendo svariati dischi di platino, seppur tali numeri siano da relazionare limitatamente al mercato sudafricano; anche l’attività live ha riservato notevoli soddisfazioni, arrivando addirittura a vedere raddoppiate le aspettative di partecipazione durante uno dei numerosi show, che hanno toccato punte di oltre 300 concerti tutti sold-out negli ultimi 18 mesi.
L’asso nella manica che la band di Kahn Morbee intende calare per conquistare la frontiera tanto ambita del mercato europeo, con un occhio di riguardo a Sua Maestà la Regina, si chiama Stardust Galaxies (pubblicato già nel 2009 e distribuito ora in Europa), dal quale viene espunto il singolo “Life Design”, sul quale si puntano le maggiori aspettative per la penetrazione nel vecchio continente. I 12 pezzi che compongono l’album, alla sensibilità di chi scrive, non paiono aggiungere molto a un genere già praticato, e con decisamente migliori risultati, da capiscuola quali i già citati Coldplay ed Oasis. In definitiva un mélangés, non in sé negativo, ma privo di aspetti caratteriali che lo distinguano da produzioni ben più originali. Le atmosfere, a detta degli stessi Parlotones, romantiche e abbellite da venature dark riflettono un gusto un po’ modaiolo che rischia di essere superato in breve tempo. La struttura dei pezzi rispecchia un’impronta dichiaratamente pop, da cui non si discostano nemmeno arrangiamenti e testi. Nel contesto il rischio è quello di percepire il prodotto finale come qualcosa di preconfezionato, anche se a un ascolto disinteressato l’opera nella sua totalità scorre velocemente ed è di facile ascolto.
Come sempre la prova finale, dalla quale non ci si può esimere, è quella dello stage, e quindi aspetteremo pazientemente la data di apertura dei mondiali, fissata per il 10 giugno, in cui potremmo finalmente apprezzare o denigrare i quattro di Johannesburg.
Francesco Casati