(If You’re Wondering If I Want You To) I Want You To – I’m Your Daddy – The Girl Got Hot – Can’t Stop Partying – Put Me Back Together – Tripping Down The Freeway – Love Is The Answer – Let It All Hang Out – In The Mall – I Don’t Want To Let You Go – Turn Me Round
[Deluxe Edition Bonus Disc] Get Me Some – Run Over By A Truck – The Prettiest Girl In The World Wide World – The Underdogs
Metaforicamente parlando, i Weezer hanno rotto il cazzo. Ormai non c’è più nulla, ma proprio nulla che giustifichi la loro esistenza. Sono passati anni luce dal (meritato) successo del debutto (1994), nessun webnerd ormai osa tessere le lodi del leader Rivers Cuomo come padrino dell’emo o geniale chitarrista innovatore di sonorità pop rock (sembra che neanche la voglia più suonare, la chitarra). A poca distanza dall’incredibile accozzaglia di fuffa che era il Red Album (2008), la band americana ha almeno l’onestà intellettuale di limitarsi a fare quello per cui è nata: zuccherose canzoni pop rock da tre minuti.
Non basta però chiamare uno dei produttori più ‘in’ del momento (Jacknife Lee, già all’opera con U2, R.E.M., Editors, Snow Patrol, Bloc Party): il risultato è agghiacciante. Qua abbiamo dei bambini intrappolati nel corpo di adulti; se l’effetto è già irritante col tipo dei Green Day, qua siamo al patologico. Certe cose ormai le devono suonare solo i Jonas Brothers e Miles Cyrus; Rivers Cuomo e la sua sindrome di Peter Pan mettono a disagio, più che altro.
Musicalmente siamo alla pura plastica: dalla produzione all’esecuzione, ogni pezzo è studiato per avere più ganci possibili per rimanere in testa. E’ però quel modo di rimanere in testa che snerva, più assimilabile alle pubblicità fastidiose o alle torture sonore in Iraq. Non c’è spontaneità, non c’è freschezza…solo la disperazione della consapevolezza di non poter (saper?) fare altro. A livello di tematiche siamo messi ancora peggio. La cosa orribile è che si spera in qualche guizzo brillante o autoironico tra canzoni che parlano di incontrare i genitori di lei, avere la ragazza più bella del mondo, avventure nel centro commerciale (avete quarant’anni cazzo! Svegliaaa!)…ma invece è proprio tutto come appare! Stringi stringi, canzonette sono e canzonette rimangono. Esempio pratico la terribile parodia di Lady GaGa e della party life in generale ‘Can’t Stop Partying’: invece di essere brillante e tagliente si rivela una patetica e grottesca canzonetta dove, stravolgendo il concetto stesso di parodia, infilano pure la morale (roba che neanche a catechismo…). Demolire poi il feeling elettronico di ‘I’m Your Daddy’ o le improbabili parti di musica indiana di ‘Love Is The Answer’ sarebbe come sparare sulla croce rossa.
Potrebbe piacere a chi ascolta musica con l’attenzione di un lobotomizzato, forse. Per fortuna da noi non se li è mai filati nessuno.
Marco Brambilla